di Pino La Greca
Cari amici, l’articolo che segue è relativo all’ultimo volume scritto da Marcello Sorgi. Ancora una volta le isole Eolie, e in questo caso l’isola di Stromboli, sono protagoniste sullo sfondo della vicenda. Marcello, partendo dalla morte di Mura nell’incidente aereo dello Stromboli del 16 marzo 1940, ha brillantemente ricostruito la vicenda umana della scrittrice; per quanto mi riguarda sono molto soddisfatto per le diverse
citazioni del mio saggio pubblicato sulla rivista Humanities dell’Università degli studi di Messina. Buona lettura.
Il giallo della scrittrice che osò sfidare il Duce
Di Francesco Bei
La Repubblica 27 dicembre 2022
Una donna, scrittrice di successo. Un libro scandaloso, che apparentemente celebra (ma
solo apparentemente, come vedremo) un amore interrazziale nell’Italia razzista degli
anni Trenta. Uno scontro interno al regime e un tragico incidente aereo che tappa la
bocca per sempre alla scrittrice. Sembra un giallo il nuovo libro di Marcello
Sorgi – Mura, la scrittrice che sfidò Mussolini – appena uscito nella collana Specchi
di Marsilio. In questa cascata di saggi mussoliniani pubblicati nel centenario della
marcia su Roma, il volume di Sorgi spicca per la sua originalità, illuminando una figura
semisconosciuta, quella di Maria Assunta Volpi Nannipieri, in arte Mura.
A dire il vero i suoi contemporanei Mura la conoscevano benissimo, era famosa,
famosissima, avendo venduto in un Paese ancora largamente analfabeta un milione di
copie dei suoi libri. Libri d’amore, erotici persino, incentrati su personaggi femminili
“in aperto contrasto – scrive l’autore – con il modello fascista di donna fattrice pilastro
della famiglia tradizionale, che doveva dare figli alla patria”. Eppure, Mura continua ad
agire indisturbata, scrive e pubblica sulle principali riviste dell’epoca, cura una
popolarissima rubrica delle lettere, viaggia in tutto il mondo, anima i salotti milanesi,
arriva fino al camerino di Joséphine Baker a Parigi per alimentare con sempre nuove
suggestioni le sue creature letterarie, dando vita a quello che è stato definito dal critico
Bevilacqua una forma di “dannunzianesimo al femminile”. Mura ha successo, è una
star letteraria, spregiudicata ed emancipata, ricorda per molti versi un’altra donna
che in quegli anni fa parlare di sé: Margherita Sarfatti.
Fino allo scandalo, la copertina di Sambadù, amore negro, l’inizio della fine. Un
racconto profondamente razzista in realtà, in cui la storia d’amore tra una giovane,
bionda e ricca vedova italiana e un ingegnere nato in Senegal ma educato in Italia, si
risolve in un fallimento per via dell’impossibilità di armonizzare culture così lontane e
differenti. Una trama da Indovina chi viene a cena, ma senza il lieto fine hollywoodiano.
Anzi, il finale è tragicomico, con l’ingegnere senegalese che torna nella savana, getta gli
abiti civili e si rimette la pelle di leopardo, portandosi in Africa anche il figlio meticcio
della coppia. Tutto secondo i canoni, politici e razzisti del Fascismo. Peccato che
nessuno si prenda la briga di leggere il libro. Per decretarne la fine, per far calare la
mannaia implacabile della censura mussoliniana, basta infatti la copertina, con
un’inaccettabile immagine della coppia mista – la bionda e il “negro” – che balla
seminuda e avvinghiata. Object 1
La censura che nel 1934 inghiotte Mura e il suo Sambadù, subito sequestrato, è un
punto di svolta nel Regime. Segna il momento in cui si decide di passare “dal metodo
della valutazione, generalmente benevola, caso per caso, alla linea dura”. Con
l’autorizzazione alla pubblicazione che diventa preventiva. Da vero cronista politico,
Sorgi si addentra nella foresta del potere mussoliniano, fino a individuare il retroscena
che ha portato alla svolta. Perché, sulle inconsapevoli spalle di Mura, si scarica uno
scontro di potere all’interno delle massime sfere del Regime: lo sgomitante Galeazzo
Ciano, potente capo ufficio stampa del governo, genero e delfino del Duce, approfitta
della mancata vigilanza sulla copertina di Sambadù per sottrarre al ministero
dell’Interno la responsabilità della censura e avocarla a sé. In un disegno che lo vede
ergersi come numero due del governo e “Goebbels italiano”. La povera Mura,
nonostante suppliche e tentativi di incontri con Mussolini, ne finirà schiacciata,
imputata di aver scritto un libro “che offende la dignità di razza”, benché contenga in
sole cento pagine ben 79 affermazioni razziste. Ma il merito, ormai, non conta più.
Il giallo però non finisce qui, perché Mura muore tragicamente, nel marzo del 1940, in
un misterioso incidente aereo. L’I-Suto su cui viaggia da Tripoli a Roma si schianta sul
costone dello Stromboli e da qui parte un’inchiesta di Sorgi – vero libro nel libro – per
capire sia le cause della tragedia, sia il successivo tentativo di depistaggio subito operato
dal Regime nelle sue più alte gerarchie. Cosa si voleva nascondere? Perché, nonostante
la buona volontà del procuratore Castellani (ci immaginiamo già un Luca Zingaretti, se
ne dovesse essere tratto un film), la verità fatica così tanto a venire a galla e a quei
poveri resti straziati, di Mura e di altre 14 vittime presenti sull’aereo, non si riesce a dare
pace? Niente spoiler.