Lipari ha celebrato il suo eroe di Unterlüss

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vito de viraLipari- Celebrato questa mattina il prof. Vito De Vita , personaggio di spicco della società liparese , tra i 44 eroi di Unterlüss. Uno spaccato storico tornato alla ribalta grazie all’associazione Nostos. Nelle foto di Luciano Profilio, il dott. Michele Montagano, ultimo degli eroi in vita , presidente nazionale vicario dell’ANRP (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia), giunto appositamente da Campobasso a portare la sua testimonianza sull’atto eroico di Unterlüss e il ricordo personale dei suoi tre compagni di prigionia messinesi. de vita 2

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Biografia di Vito De Vita

Vito De Vita nasce a Messina nel 1920, secondo di sette figli di una famiglia modesta. Il padre Biagio è un piccolo artigiano mentre la madre Letteria Nicosia è casalinga. Si diploma al Liceo Classico presso i Salesiani, iscrivendosi successivamente in Lettere Classiche all’Università di Catania. Interrompe gli studi a seguito della chiamata alle armi e frequenta la scuola A.U.C. dell’Aquila diventando Sottotenente di Complemento di Fanteria. Viene assegnato come prima nomina al 74simo Reggimento Fanteria in servizio presso la caserma “N. Sauro” di Pola dove il 13.09.1943 viene fatto prigioniero dalle truppe tedesche e deportato in Germania nei campi di concentramento di Brema-Bremenvorde, Benjaminovo (Varsavia), Wietzendorf, Kreis-Soltau Hannover. Viene rimpatriato in Italia nel Luglio 1945 laureandosi il 30 novembre dello stesso anno. Nel 1946 comincia ad insegnare a Lipari dove si sposa nel 1949 con Laura De Luca anch’essa insegnante dalla cui unione nascono 5 figli. Inizia la sua attività presso la scuola media, insegna nel contempo in un istituto magistrale parificato di cui diventa preside finendo la sua carriera all’Istituto tecnico commerciale, improntando la sua missione di docente con rigore, ma con massima umanità.  Partecipa attivamente alla vita politica e sociale dell’isola diventando punto di riferimento della cultura locale, viene nominato presidente dell’E.C.A. (Ente Comunale Assistenza), scrive poesie, partecipa a convegni e conferenze. Convinto Europeista lascia in eredità ai figli, ai 10 nipoti e a generazioni di alunni i valori di integrità, onestà e tolleranza. Muore a Lipari il 16 dicembre 2007 all’età di 87 anni.

Chi sono i 44 eroi di Unterlüss

Dei 650.000 soldati IMI, 28.000 sono ufficiali di carriera e di complemento. Come i tre messinesi protagonisti di questa storia. La loro sorte sarà diversa rispetto a quella dei soldati di truppa, perchè gli ufficiali potevano godere dell’esenzione dal lavoro coatto grazie all’art. 27 della Convenzione di Ginevra. La loro è una lenta agonia di inedia, con la fame e il freddo a impossessarsi dei giovani italiani (tra questi la “migliore gioventù” italiana dell’epoca: Giovannino Guareschi, Giuseppe Lazzati, Alessandro Natta, Odoardo Ascari, Gianrico Tedeschi). Questa situazione non muta fino a che Hitler e Mussolini cercano di cambiare le loro sorti. Con l’accordo del 20 luglio 1944 gli ufficiali sono declassati a “civili”, spogliandoli del loro status per poterli obbligare al lavoro. Ma gli italiani non ci stanno comunque. In migliaia rifiutano il lavoro per non collaborare e attendono la loro sorte. Quando la Germania sta per capitolare, nell’inverno del 1945, i nazisti tentano il tutto per tutto, obbligandoli coattamente e chiamandoli al lavoro con il sopruso.

In questo delicato contesto il 17 febbraio 1945, 213 ufficiali, tra cui Pasquale Campanella, Natale Ferrara e Vito De Vita, vengono deportati dal lager di Wietzendorf a un campo di aviazione presso Dedelstorf, nella Bassa Sassonia. I nazisti li obbligano al lavoro per ripristinare una pista in disuso. Per cinque giorni si rifiutano di lavorare organizzando uno sciopero e operando un sabotaggio. Il 24 febbraio 1945 interviene la Gestapo per una punizione esemplare. Ne vengono scelti 21 a caso per una decimazione dimostrativa. Ma mentre i 21 vengono condotti verso l’esecuzione, altri 44 ufficiali si offrono volontari per sostituirli. Campanella, De Vita e Ferrara sono tra questi 44, così come Michele Montagano. Colpiti dal gesto di eroismo, la Gestapo indugia cinque ore prima di decidere la loro sorte. Per i 44 è infine organizzato, come prigionieri politici, il trasferimento al campo di punizione e di “rieducazione al lavoro” del AEL-KZ Unterlüss, dove sorge una delle più importanti fabbriche di armamenti della Germania nazista. L’intento era quello di finirli per fatica, usufruendo ancora del loro lavoro fino all’ultimo respiro. Per sei settimane i 44 ufficiali saranno rinchiusi in un lager disumano, espressione del peggior girone infernale dantesco. Soffrendo le bastonate, il lavoro coatto, le malattie, la fame più nera, le migliaia di parassiti che invadono i loro corpi che diventano sempre più scheletrici. Tre di loro moriranno durante la prigionia, e altri tre negli ospedali subito dopo la Liberazione, avvenuta il 13 aprile. Tra questi Michele Rinaudo, di Trapani. Natale Ferrara sarà ammalato di tifo petecchiale – la malattia causa primaria delle morti nei lager  nazisti – e ricoverato per alcune settimane in ospedale, così come Campanella e De Vita. I reduci di quei 44 torneranno in Italia non prima di settembre, dopo altre peripezie. Da allora calerà il silenzio e il loro gesto eroico sarà dimenticato, ignorato persino dagli stessi familiari: alcuni di loro soltanto negli ultimi anni hanno scoperto la loro storia. Nel 1949 Campanella, De Vita e Ferrara riceveranno un “Encomio Solenne” dal Ministero della Difesa.

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