di Lina Paola Costa
Il colpevole alla fine è lui: Virduzzu-Pitruzzu, Virduzzu-Pitruzzu, Virduzzu-Pitruzzu come da settimane suonava il trailer televisivo con questo jingle dialogato assai simpatico, e pare estemporaneo, fra Montalbano e il fido Catarella .
Virduzzu interpretato da quel Sebastiano Lo Monaco, assai noto al pubblico teatrale di Catania come del Piccolo Teatro di Milano, ma che a Lipari ricordiamo assai vivamente perché recitava a volte con la compagnia Salmieri negli anni d’oro delle rappresentazioni al Castello.
E di Fabrizio Bentivoglio – qui rappresentante di gioielli e attempato tombeur des femmes, il Bonfiglio ingiustamente sospettato – si ricorda Lipari quando, negli anni del Festival delle Isole Eolie e della cospicua Rassegna Cinematografica estiva, veniva al Castello a ritirare premi, a partecipare ad eventi e saldare circuiti che spaziavano dalle rassegne come “Un certain regard” ad altri festival cinefili di pregiato livello.
Allora non aveva il ciuffo argentato, Fabrizio Bentivoglio, ma era il cinema, lo rappresentava forse più dell’altro assiduo, Nanni Moretti, che tradì le Eolie con la denigrante immagine degli elefanti al porto di Panarea in “Caro Diario” (ma quella è un’altra storia).
Un’altra Lipari, viva e stimolante, al pari di quello che d’inverno proponevano le sale d’essai più cittadine, dallo Stretto alla Capitale alla Milano che celebrava tutto-Wim-Wenders all’Obraz…
Alla fine comunque, quello che la Rai propone “con la scusa di Montalbano” è un bel giro di talenti. E le Eolie possono sentirsi parte di un mondo più ampio, al di là delle corte ombre dei campanilismi.