Insegnanti chiedono di rientrare alle Eolie : ” stanche di essere pendolari a 55 anni e oltre”

Sette docenti eoliane chiedono di lavorare e vivere nelle loro isole. ” Non siamo più né trentenni, alcuni neanche più, quarantenni, tutti con figli, madri e padri anziani a cui badare. Con famiglie divise, redditi “sparsi” che arrivano al di sotto di quello di cittadinanza per affrontare viaggi, vitto e alloggio e il resto” hanno scritto Maria Grazia Bonica ( Filcudi), Sabina Giuffrè (Salina), Elisa Giuffrè ( Salina), Tina Pollicino ( Salina), Angela Centorrino ( Lipari), Caterina Costa ( Lipari ) e Rosangela Ziino ( Lipari).
“Ogni anno- spiegano in una nota diffusa a livello nazionale- per necessità, siamo costrette a presentare istanza di trasferimento, e come nel lontano 2015 attendiamo, con l ‘ansia dei giovincelli lavoratori appena assunti, di conoscere il risultato di questa che ormai, ben può definirsi una “roulette russa” che si è presa gioco dei docenti di tutto il Sud. Non sono più chiari a nessuno i criteri utilizzati per i lavoratori della scuola. C’ è una tale confusione tra ordinanze, decreti, accordi sempre nuovi tra le parti in causa, che noi non ci sentiamo più neanche persone, ma pacchi postali. Oggi qua , domani là. Possibile che non si sia trovato ad oggi, il modo di farci rientrare?? Nelle nostre scuole mancano i docenti. Alle Eolie, difficilmente si accetta di venire in inverno. I disagi sono tanti e lo comprendiamo. I presidi hanno difficoltà a sostituire o rintracciare un docente disponibile anche per una sostituzione. Bisogna scorrere le graduatorie e spesso si arriva alle Mad. Intanto nella stagione invernale il vento e il mare la fanno da padroni. Cosi, è successo che per settimane intere si sia rimasti senza insegnanti. Ci chiediamo: – Che fine ha fatto la legge – delega sulle Isole Minori??- Quella passata al Senato sotto il precedente governo e ora dimenticata??
Perché non considerare le peculiari difficoltà di questi nostri territori, e come recitava l’ art. 13 di quella stessa proposta di legge, consentire ai docenti residenti di restare sulle loro piccole isole’?
Sarebbe molto più utile e meno dispendioso. I bambini avrebbero la loro docente in loco, si smetterebbe di fare il balletto dei supplenti certamente più costosi e la continuità sarebbe assicurata cosi come il reddito delle stesse docenti che eviterebbero di spenderlo ovunque, vanificando così il proprio stesso lavoro e i propri sacrifici. L’ art 3 della Costituzione recita cosi: “Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge…” “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”
Ecco, vorremmo essere lavoratori con pari diritto: a ricongiungersi ai propri familiari;al reddito prodotto con il proprio lavoro; ad occuparsi dei propri figli e dei propri vecchi; a vivere nel posto in cui hanno fissato il centro della propria vita e dei propri affetti oltre che la propria residenza e dimora. Ridateci un po’ di dignità e di pace.”
Questo è stato un anno particolare; siamo stati sorpresi da un ‘emergenza che non sembra ancora finita.
Solo questo, imporrebbe di attenzionare le piccole realtà come le nostre, fragili e isolate, con provvedimenti in deroga e appropriati! Diversamente, dovremmo ancora partire senza sapere, come e quando ritornare. Con lo spauracchio della seconda ondata di Covid, come si può davvero pensare a non lasciarci qui, dove siamo?? Dopo cinque, sei, sette anni di lavoro fuori sede?? Quando dovra’ finire questo esilio, se non adesso??
E dire che basterebbe applicare, nella procedura di mobilità, la precedenza ai trasferimenti, con buon senso, con logica, ma soprattutto come hanno sentenziato i giudici ordinari e amministrativi italiani, infinite volte, dando ragione ai fuori sede e in ultimo, perfino, il Cds con l’ Ordinanza n.2367/ 2019, ove si riconosce che il principio contenuto nel dlgs 297/94 è stato disatteso.
Quindi, se le Sentenze si rispettano, in questo paese, e sono vincolanti nei confronti di subisce una pronuncia, allora occorrerà uniformarvisi. Non si possono più lasciare le cose cosi.
Non si può essere “pendolari “ a vita, a 55 anni e oltre! La Pubblica amministrazione non funziona cosi. Abbiamo lavorato con la dad, ad ogni costo e per necessità . I Decreti sono fioccati a iosa, nel bene e nel male. Abbiamo imparato a divincolarci tra reti mal funzionanti, alle volte solo con i “piccoli” telefoni dei ragazzi che si sono impegnati fino allo sfinimento..
Bene!! Cosa vogliamo d’ora in poi per loro?’ Per il loro futuro?? Percorriamo insieme la strada del buon senso! Basta al pendolarismo perpetuo!!
Restituiteci alle nostre Eolie, alla nostra vita, ai nostri alunni. Prima che sia troppo tardi e non serva più né a noi, né ai nostri cari, né alle nostre Isole sempre più isolate , deserte e impoverite”.