Questa è la storia di una donna, alta, piacente, indipendente, che ha cambiato spesso lavoro, sempre alla ricerca di nuovi stimoli, così incapace di accontentarsi com’è.
Veronica era in una di quelle fasi di cambiamento e, come ogni volta che era stata in questa condizione, aveva bisogno di trascorrere qualche giorno nel suo Paradiso, nella sua Isola, in quella Filicudi che lei stessa aveva soprannominato “Parad-Isola”!
Partita di buon mattino dal relativamente freddo Nord, la nostra protagonista affrontava tutti gli step necessari per raggiungere la partenza della nave da Napoli, per giungere il giorno successivo alle ore 12.30 circa, dopo una breve sosta a Rinella, all’eternamente incompiuto approdo di Filicudi.
Veronica arriverà a casa, quella che sente casa più di ogni altro posto, dove si trasferirebbe, se la vita glielo permettesse.
Ma Veronica non è sempre stata così fortunata!
Più volte infatti, la nostra protagonista è stata costretta ad affrontare viaggi, che fossero di andata o di ritorno, senza avere alcuna certezza di successo.
Troppe le variabili da calcolare, in troppe occasioni che non avevano spiegazione alcuna, se non quella derivante da un infinito numero di illazioni, figlie della disperazione, dello sconforto, della rabbia di dipendere da “illogiche” economiche che condizionano la possibilità di fruire del diritto della “continuità territoriale”.
E ci fu quella volta che un aliscafo, forse troppo antioco, decise di omettere lo scalo nelle sua Bistratt-Isola, come in quella di Alicudi, decidendo direttamente a Milazzo, nonostante il suo “whatsapp” fosse stato intasato di foto del porto di Filicudi dove insisteva il cosiddetto “mare bianco”.
“Ma nel canale tra Salina e Filicudi c’è mare”, aveva sentenziato un prode condottiero, ricevendo dalla nostra amica un’adeguata risposta..
“E che se n’è accorto adesso che tra le isole c’è il mare, ma lei su cosa credeva di navigare?!?”
“C’è troppo vento per la traversata!”
“Ma che ha l’aliscafo cabriolet che le da fastidio il vento durante la traversata?!?”
Ma non ci fu niente da fare..
E quelle innumerevoli volte in cui l’aliscafo, in ritardo sulla tabella di marcia, toccava Filicudi, poi Alicudi, non rientrando su Filicudi, per proseguire la sua corsa recuperando il ritardo, a discapito degli ignari passeggeri che attendevano sul molo, vedendo passare in lontananza il mezzo veloce, unitamente a tutti i soldi buttati di biglietti aerei e quant’altro, in nome del “diritto di recupero del ritardo”!
Per non parlare delle volte in cui aveva programmato di trascorrere una mattinata a Milazzo per rientrare nel pomeriggio, partendo con la corsa della mattina presto, quella che proviene da Rinella, ma che spesso non viene effettuata, il perché non è dato sapere.
Davvero troppo difficile raccapezzarsi tra le troppe variabili interessate dalla decisione di intraprendere un viaggio.
E c’è il meteo, le sacrosante agitazioni sindacali, i cambi di fronte societari, lo stato degli approdi, i dragaggi periodici, le caratteristiche costruttive dei mezzi, le varianti di carico, le manutenzioni periodiche, le improvvise avarie, le fasi lunari che non condizionano solo le maree, la posizione di proxima centauri rispetto al sole, quei tre centimetri di arretramento del finestrino di prua di quell’aliscafo rispetto all’altro, l’arancio o il blu più sbiadito del solito.. e se volessimo potremmo continuare, fino ad arrivare al fatto che, se il “migliatico” fosse il metro di assegnazione dei fondi per assicurare il servizio, anche “solo” un passeggero sarebbe un buon motivo per fare semplicemente il proprio lavoro.