di Luca Chiofalo
Non bastasse una situazione generale già tesa e complessa, la violenza e la volgarità dilaganti nei post e commenti sui social network aggiungono inquietudine.
Conoscenti che credevi “maturi”, padri e madri di famiglia e insospettabili persone comuni fanno esibizione di smodata cafoneria e cialtronaggine ad ogni occasione di discussione che il web offre.
Per inciso, augurare le peggiori sventure a persone che neanche si conoscono, scadere in offese personali al primo dissidio, inveire violentemente contro chi non la pensa allo stesso modo è quanto di più lontano ci possa essere da un confronto civile e proficuo.
A soffermarsi su certe affermazioni o pseudo-confronti, risulta evidente che il tratto razionale che qualifica gli esseri pensanti (e “umani”) sia stato sostituito dall’insopprimibile bisogno di sfogare gli istinti più bassi e animaleschi.
Fermiamo questo pericoloso delirio collettivo. Pesiamo le parole.
Le nostre espressioni mostrano quello che siamo, ci qualificano.
Si può dissentire e portare avanti le proprie idee anche in maniera civile e moderata.
Coloro che incitano alla violenza e fomentano l’odio non sono persone stimabili né tantomeno leader rispettabili, sono solo dei miserabili rancorosi; per la serenità e la dignità della vostra esistenza non seguiteli e non sosteneteli.
L’odio non ha mai prodotto niente di positivo, anzi, solitamente, genera una reazione uguale e contraria: cioè altro odio.