Riceviamo da Paolo De Ferraris e pubblichiamo
Sono arrivato ad Alicudi, incuriosito dai numerosi articoli di stampa nazionali e internazionali che parlano di Alicudi, l’isola più lontana e selvaggia delle Eolie, l’isola del silenzio, senza strade e traffico a motore.Tra tutti molto interessante mi è sembrata l’introduzione a un video girato da Luciano Papangelo, che esalta la bellezza incontaminata dell’isola e la vita semplice e autentica dei suoi abitanti, che vivono in profonda connessione con la natura.
E invece….la prima sera mi ritrovo a non poter dormire per una festa in riva al mare iniziata alle 22 e finita alle 7 del mattino. E solo dopo pochi giorni il copione si è ripetuto.
Fare il bagno si è presto rivelata un’impresa non da poco: bisognava barcamenarsi (mai vocabolo fu più appropriato) in mezzo a barche a vela di varia misura, yacht, catamarani (ne ho contati 30 un giorno) e barchette di ogni sorta, ancorate a boe artigianali, sicuramente pericolose e devastanti per il fondale marino. Ho chiesto in giro e ho scoperto che da sempre alcuni abitanti dell’isola mettono a disposizione queste boe a prezzi folli, senza offrire alcun tipo di servizio e nessuna sicurezza. Ho verificato su Internet e sui siti dei velisti ho trovato una quantità di recensioni e di post, spesso indignati.
La poca spiaggia di ciottoli accessibile è occupata da rottami di barche in legno e in resina, che finiranno per inquinare il mare già oltraggiato dalle su citate imbarcazioni, che scaricano tranquillamente in mare i loro rifiuti.
Per trovare un po’ di mare “libero”, si prosegue verso ponente, ma ci si imbatte presto in carcasse di barche dismesse, spazzatura che deborda dal deposito e finisce in spiaggia, cumuli di cartoni, resti arrugginiti di macchinari di vario tipo, sparsi sul litorale dell’isola “incontaminata “.
E’ un peccato che un posto, speciale e unico per molti versi, sia così maltrattato dai suoi abitanti e da quei turisti che vengono a cercare qui cose che con questo posto non hanno nulla a che vedere.