di Mario Primo Cavaleri per l’EcodelSud.it
Il volto di Vladimir Putin nel ritratto del fotografo bielorusso Pavlo Krychko, si compone di frammenti, rettangoli che non sono solo macchie di colore: sono le foto, drammatiche, dei primi due mesi di guerra in Ucraina. Ha utilizzato 1.500 screenshot e istantanee scattate durante 57 giorni di guerra della Russia contro l’Ucraina; immagini crude, spietate, che si fondono fino a formare i suoi lineamenti e diventano la materializzazione della barbarie di chi ha ordinato di bombardare città e civili. Si vedono gli edifici in fiamme, le croci nei cortili di Bucha dove i morti sono stati sepolti in fretta, la fuga dall’ospedale pediatrico di Mariupol, i cadaveri abbandonati in strada dai russi.
“L’orrore, il dolore, la sofferenza, la morte, i destini sconvolti, i crimini, la disumanità, il male sono tutti in questa immagine”, ha scritto Krychko sul suo profilo Facebook, illustrando il senso della sua creazione. “Guardando tutte queste foto faccio ancora fatica a capire le persone che supportano Putin”.
Facciamo fatica anche noi a capire come sia possibile offrire ribalta nelle nostre tv a docenti pronti a elargire castronerie spacciandole per analisi socio-politico-militari fino a stilare pagelle, ad autoesaltarsi in visibile delirio di narcisismo e suggerire il da farsi: cioè, arrendersi a Putin… per non innervosirlo ancora.
I più apparentemente convinti diventano così la trasposizione stridula dell’informazione russa che nega l’evidenza e accredita un racconto ribaltato con gli ucraini che bombardano le loro città e sparano sui russi giunti in soccorso con viveri e medicine per aiutare i “cugini”. Dilagano sugli schermi, sono contesi alla ricerca di audience, gareggiano a esercitarsi in confronti tra chi la spara più grossa, sfidando il senso della misura, della coerenza, della dignità. In dileggio della realtà vissuta e testimoniata.
Si può discutere certo sulla distrazione che ha accompagnato anni di scontri nel Donbass, praticamente ignorati dall’Europa e dalla Nato; sull’aver tollerato l’annessione della Crimea da parte di Mosca, senza che esplodesse l’indignazione generale anche delle Nazioni Unite. Ma ciò porta a rammaricarsi di aver lasciato fare Putin senza opporsi tempestivamente al suo disegno, con il risultato di indurlo a ritenere di poter osare di più e pianificare l’invasione dell’intera Ucraina, in un crescendo che ha portato la guerra nel cuore dell’Europa, al rischio di squilibri in mezzo mondo. Uno sconquasso che non ha pari nei precedenti bellici tirati in ballo dai critici di oggi. Infatti è la prima volta che una potenza mondiale minaccia l’uso dell’arma nucleare e mai prima, in nessun conflitto regionale, era stato evocato il rischio di terza guerra mondiale.
Fa sorridere allora chi sbandiera il pacifismo per non armare l’Ucraina. Anche nel giorno della Liberazione, l’associazione Anpi che si identifica con la Resistenza dei partigiani contro i nazifascisti, quasi negando la propria storia, ha invitato a non fornire armi a Kiev: dunque mentre Mosca bombarda e semina distruzione e strazio, gli ucraini dovrebbero mettere fiori nei loro cannoni?
E l’Occidente avrebbe dovuto regolarsi come nel caso della Crimea? Cioè far finta di non vedere i carri armati russi avvicinarsi alle porte di casa?
Per fortuna i Paesi dell’ex Unione sovietica, avendo vissuto quell’oppressione, sono pronti a tutto pur di non ricadere sotto l’ombrello di Mosca. Hanno scelto la protezione dell’Occidente, proprio quel mondo che il patriarca ortodosso Kirill reputa traviato e incline alle perversioni giustificando così la guerra in Ucraina, nazione punita per voler far parte della famiglia europea e atlantica.
Ma che strano! Possibile che il patriarca non sappia che pure i capi del Cremlino e i vari oligarchi hanno scelto l’Occidente per le loro ville, gli affari, le vacanze e gli yacht? Tanto malestruo non dev’essere questo mondo da Roma a New York se dall’Ucraina e dalla stessa Russia si fugge verso Ovest.
Adesso che pure Finlandia e Svezia hanno rinunciato alla neutralità e chiedono di essere accolte nella Nato come scudo dalla minaccia russa, qualche dubbio agli intellettuali del disarmo dovrebbe sorgere. Ammantare di dotte elucubrazioni chiacchiere da analisti che meriterebbero… di andare sotto analisi, è un’offesa alla verità, alla coerenza, ai valori su cui si è costruito il difficile cammino della pace e il progresso negli ultimi settanta anni.