Lipari non sogna più, Basile e Neri : ” serve battaglia contro scoraggiatori “
di Sara Basile e Rosellina Neri
Con attenzione e il piacere di sempre abbiamo letto quanto scritto dall’amico Pietro Lo Cascio circa la resistenza passiva del nostro territorio, reso orfano di Cultura. Qui scrive una generazione che “gli anni d’oro” dell’isola di Lipari e non, richiamati così alla memoria dai nostri genitori, li ha visti sui ritagli di giornale, vissuti nei racconti degli altri, percepiti e rubati dagli sguardi di chi c’era. L’immobilismo è il carattere degli anni che viviamo, reso ancor più tangibile dai fatti drammatici degli ultimi mesi
dove, anche solo immaginare era ed è tuttora utopia.
A Lipari non si sogna più- dice Pietro- ed è senza dubbio vero. Il paese resiste quando vuoi salvarlo. Gli piace stare con la trave sulla pancia. Gli piace stare blindato, conservato sottovuoto come salsiccia per l’esportazione mentre paroline da giuridico mediocre, incolore, insapore, ma in grado di sopirci con il loro effetto placebo, “proroga, rinvio, inagibilità, contenzioso, ci stiamo lavorando, non ci sono soldi, troveremo le chiavi”, gonfiano l’arte del placare.
Scrive Franco Arminio, scrittore e poeta autodefinitosi come “paesologo”, che “i paesani stanno uccidendo i paesi perché oggi i paesani non sono più i cafoni di una volta, quelli potevano essere inchiodati alle tradizioni, ostili al nuovo, ma almeno erano solidali col luogo, avevano dei saperi, una dignità, una cultura. I paesani di oggi a volte sono relitti antropologici, sottomarini dell’autismo corale, fringuelli dell’insolenza”.
La notizia di Procida Capitale della cultura 2020 è stata letta da noi con un pizzico di invidia infantile: è il quadro di fine anno scolastico che ti mette di fronte alle tue insufficienze. Bocciati magari, non ci siamo proprio presentati. Ora non è sicuramente “invidia il tuo prossimo” l’atteggiamento giusto per crescere, ma soffermarsi sui propri errori potrebbe essere la chiave di volta per liberarsi dal sacchetto del sottovuoto anaerobico.
Spesso alcuni paesi sono piccoli inferni. Chi è operoso sembra uno da cui guardarsi, uno che non c’entra con lo spirito del luogo e allora, serve una battaglia contro gli scoraggiatori, quelli che Carlo Levi chiamava i “Luigini” e che oggi ci sono ancora, sono i conservatori che prendono senza dare, i tirchi a oltranza e accogliere, invece, chi vuole fare qualcosa di buono, gli incoraggiatori, provando a fare un esercizio di ammirazione, supportando o quantomeno non ostacolando il variegato mondo delle Associazioni Culturali di Lipari. Ma questo è stato già scritto su questo blog.
Serve soffiare sulla bonaccia dal basso, ma serve anche qualche tiro in porta dell’amministrazione. Sognare si, ma anche destarsi non guasterebbe.