di Giuseppe Cirino
Domani 9 maggio ricorre il 74° anniversario del siluramento del Santamarina, vi invio questi miei appunti sulle ultime ore vissute dal piroscafo della società Eolie prima dell’affondamento e nei momenti che ne seguirono. Le informazioni sono state tratte dal verbale preliminare stilato dalla Capitaneria di Porto di Lipari nelle ore successive alla tragedia e dal libro di bordo dell’Urnrivalled consultabile anche online unitamente al materiale fotografico. Niente di nuovo e di clamoroso rispetto a quanto già è stato detto da fonti autorevoli, ma solo una mia personale e fedele cronaca ottenuta dall’incrocio dei dati consultati. Comprendo che il pezzo è lungo quindi lascio a voi la scelta di pubblicarlo. So che comunque ricorderete nei vostri giornali questo giorno rendendo il giusto tributo a chi perse la vita sul Santamarina. Personalmente credo che le scuole debbano avviare un programma di valorizzazione della storia Eoliana affinché le generazioni future possano essere custodi della memoria.
La mattina del 09 maggio 1943, in una Lipari che si sveglia sotto un pallido sole offuscato dall’aria di scirocco, il lontananza si scorge la scia del fumo lasciato dal piccolo postale Santamarina. La cui prora puntata verso Capo Milazzo è persa tra la spuma delle onde che cullano i circa 200 passeggeri; per lo più ragazzi che devono recarsi ai distretti militari per la loro visita di leva.
È ormai tarda mattina quando la figura del piroscafo, come ribalta in uno specchio di ricordi, torna a solcare di nuovo il mare per dirigersi verso quei piccoli scogli che emergono dal Tirreno. Il Comandante Onofrio Basile ed il suo equipaggio non sanno di essere osservati e seguiti a debita distanza, ne si accorgono del possibile lampo di luce emesso dal periscopio del sommergibile britannico (classe U serie II) HMS Unrivalled (P45) al comando del ventottenne Lt Cmdr Hugh Bentley Turner, che desiste dal compiere un attacco dall’esito incerto per via del mare agitato.
L’Unrivalled cambia direzione e ben celato dalla massa d’acqua che lo sovrasta continua a perlustrare le acque eoliane tra le isole di Vulcano, Lipari e Salina in attesa di altri bersagli o di una condizione più favorevole.
Alle ore 14:30 il Santamarina ed il suo equipaggio sono intenti a completare le operazioni di stivaggio delle poche merci e si apprestano ad imbarcare a mezzo del rollo i passeggeri già in attesa nella banchina di Marina Corta. Tutto sembra svolgersi in modo tranquillo ed ordinato, regolare come i tanti viaggi che il piroscafo (unico mezzo ancora in linea da e verso le eolie) ha già eseguito durante i tre anni di guerra trascorsi. Tutto è ormai pronto per la partenza ed il capo Cannoniere di 2^ Classe Porretto da ordine agli uomini serventi ai pezzi di difesa di aprire gli otturatori. Sul ponte di comando si portano anche il 2° Capo Gallazzi Arnaldo come vedetta insieme al marittimo Formica Giuseppe pronti ad individuare possibili minacce che possano giungere dal mare o dal cielo, cosa non facile viste le condizioni del tempo.
Alle 15:10 il comandante Basile da l’ordine alla sala macchine di dare potenza ai motori e lentamente l’elica inizia a muovere le 763 tonnellate del Santamarina che punta la sua prora verso la rotta 102 in direzione di Milazzo. I passeggeri hanno preso posto, chi nei saloni interni chi in coperta sulle panche in legno iniziando con i compagni di viaggio una partita a carte per ingannare il tempo. Alcuni degli uomini dell’equipaggio ultimate le manovre di partenza si recano in cabina per riposare, mentre altri si preparano al cambio turno previsto per le 14:00.
Il Comandante H.B. Turner è intento a perlustrare le acque intorno alle Eolie, nell’area che in codice viene chiamata dai sommergibili britannici “All times are zone -2”, quando alle ore 15:24 il suo periscopio inquadra la sagoma del piroscafo Santamarina. Lo stesso Turner nel libro di bordo dell’Urrivalled annoterà:
“15:24 hours – Sighted the same small 800 tons auxiliary we had seen during the forenoon. She was bound for Milazzo. Started attack.”
“ore 15:24 – Rilevo lo stesso piccolo ausiliario di 800 tonnellate che avevamo visto durante il mattino. È diretto a Milazzo. Avviene l’attacco.”
Turner non comprende che si tratta di una nave passeggeri e scambia il piroscafo della società Eolia per una nave ausiliaria (nave appoggio armata in modo leggero), probabilmente per la presenza dei piccoli pezzi di artiglieria da difesa posti a prora e poppa. Ed alle ore 15:40, quando ormai il Santamarina si trova a circa 6 miglia per 131° a Sud Est dal Porto di Lipari , da ordine ai suoi uomini di iniziare l’attacco, lanciando verso la fiancata sinistra della nave 3 siluri dalla posizione 38°25’ N – 15°03’ E (probabilmente Mark VI o VIII caricati ciascuno con circa 340/360 kg di Amatolo).
Sul Santamarina nessuno sembra accorgersi dell’incombente minaccia e non vengono intraprese manovre elusive. Probabilmente solo all’ultimo minuto il 2° Capo Gallazzi Arnaldo si accorge della scia dei siluri e si porta rapidamente verso il lato sinistro della plancia( così come risulta dalle testimonianze del superstite marò Natoli Antonino ). Ma ormai è troppo tardi, due dei tre siluri colpiscono la nave al centro sotto il ponte di comando.
“15:40 hours – In position 38°25’N, 15°03’E fired three torpedoes. Two hits were obtained and the ship sank. The third torpedo was heard to explode on Vulcano Island.”
“15:40 ore – Nella posizione 38°25’N, 15 °03’E ho sparato tre siluri. Due colpi sono andati a segno e la nave è affondata. Il terzo siluro si è sentito esplodere sull’isola di Vulcano.”
Il Piroscafo viene spezzato in due dall’impatto dei due siluri ed il ponte di comando salta in aria per la forza dell’esplosione. Un uomo identificato probabilmente come il 2° Capo Gallazzi viene proiettato violentemente in mare, insieme a pezzi di legno, ferro e rottami vari. Tutti gli ufficiali in plancia muoio sul colpo travolti dallo scoppio. Così come i passeggeri che si trovavano nel salottino sottostante. Mentre quelli di coperta vengono scaraventati in acqua o buttati a terra dall’onda d’urto.
Nelle cabine di poppa alcuni marinai balzati giù dalle cuccette, provano a uscire fuori per vedere cos’è accaduto, ma si accorgono che le porte non si aprono per via delle deformazioni subite dallo scafo.
Chi può si mette in salvo lanciandosi in mare dagli oblò, mentre molti presi dal panico restano impietriti mentre la nave inesorabilmente e velocemente affonda.
Il Capo fuochista Angelo Natoli nel rapporto consegnato alla Capitaneria di Porto di Lipari descrive quei momenti drammatici:
“…Con lo scoppio provocato direttamente in carbonaia, il ponte di comando è saltato in aria con il comandante ed il personale di servizio ed i relitti, con carbone, pezzi di ferro ed anche un uomo , sono da me stati visti cadere in mare. È seguito un momento di confusione ed io mi sono precipitato verso la lancia di salvataggio per tagliare le drizze della stessa, però, visto che la lancia già toccava acqua e che il piroscafo spezzato quasi al centro aveva la prua e la poppa già verso l’alto (ricordo di avere visto anche l’elica girare ancora a vuoto) mi sono lanciato in acqua afferrandomi ad un pezzo di legno capitatomi davanti ed in un secondo momento ad una zattera che dopo l’affondamento era venuta a galla. Il piroscafo è affondato in meno di un minuto molti dell’equipaggio e passeggeri, penso che siano morti per l’esplosione…”
Il Santamarina è ormai condannato e come molti dei feriti e dei sopravvissuti all’impatto cerca disperatamente di lottare per tenersi a galla. A bordo vi erano salvagenti per tutti, ma pochi o quasi nessuno, comprese le persone non abili al nuoto le indossavano, questo perché la rotta da e per le Eolie era considerata da tutti sicura e l’unico episodio di guerra concretamente sentito dalla popolazione, era avvenuto circa un anno prima con l’incagliamento dell’incrociatore Bolzano a Panarea. Ma quella era una nave da battaglia e nella logica di guerra il suo sinistramento era ammissibile. Ma non per una innocua nave passeggeri come il Santamarina. In quella tragica domenica pomeriggio del maggio 1943 le Isole Eolie scoprirono l’insensata brutalità della guerra.
La prua e la poppa del piroscafo sono ormai rivolte agonizzanti verso il cielo e l’elica gira ancora lentamente nel vuoto, quasi come a volere salutare quelle sette sorelle che per 3 lustri a servito. Il Santamarina si inabissa intorno le 15:45 ad una profondità compresa tra 900 mt e 1000 mt trascinando con se molte delle persone a bordo e di quelle in acqua che cercavano disperatamente di salvarsi.
Il mare è nero ricoperto dalla polvere di carbone e dai rottami che pian piano vanno emergendo ed ai quali i superstiti si aggrappano con tutte le loro forze. Emerge anche qualche zattera di salvataggio e pian piano gli uomini dell’equipaggio e quanti dei passeggeri e militari a bordo non sono gravemente feriti, cercano di portare soccorso meglio che possono. Tra di essi vi è anche l’unica donna sopravvissuta, Assunta Poma che con coraggio si prodiga per soccorrere alcune delle persone in difficoltà.
Tutto sembra ormai finito e lo sguardo dei superstiti si rivolge verso la baia di Lipari nel tentativo di scorgere l’arrivo dei soccorsi, ma a poche centinai di metri dal mare affiora lentamente il periscopio dell’Unrivalled e la sua torretta. Il panico si impadronisce dei naufraghi ormai certi che il sommergibile si prepari ad un mitragliamento e in qualche modo provano a creare un riparo con i rottami riemersi, ma Turner si accorge che da Lipari sono in arrivo mezzi di salvataggio tra i quali un mezzo veloce che si dirige a tutta forza verso il suo battello.
16:18 hours – Sighted a two-masted schooner coming out of Lipari. Closed and commenced attack. The schooner was towing two other vessels. All three were flying the Italian Naval Ensign.
16:18 ore – Ho avvistato una goletta a due alberi che usciva da Lipari. Attacco chiuso e inizio. La goletta stava trainando altre due navi. Tutti e tre stavano battendo la bandiera della Marina Italiana.
Qualcuno dei superstiti si mette in piedi sulla zattera e togliendosi la camicia inizia a sventolarla e ad urlare verso i soccorsi per segnalare la minaccia del sommergibile. Turner probabilmente preoccupato da un possibile attacco delle unità provenienti da Lipari punta la prora dell’Unrivalled verso il dragamine (probabilmente la goletta Unione impiegata per il suo scafo in legno in tale compito) ed espelle l’ultimo siluro presente nei 4 tubi di lancio da 533 mm, che secondo alcune testimonianze passò vicino all’unità di soccorso andando ad esplodere sulla costa di Vulcano.
16:42 hours – In position 38°25’N, 15°02’E fired one torpedo. The schooner saw the track and altered away to comb it. The torpedo missed. Unrivalled then drew clear to the northward.
16:42 ore – Nella posizione 38 ° 25’N, 15 ° 02′ e’ stato lanciato un siluro. La goletta vide la pista e si allontanò per schivarlo. Il siluro ha mancato il bersaglio. Unrivalled si è poi diretto verso nord.
Fallito il secondo attacco e con due pattugliatori tedeschi in arrivo (salpati da Milazzo), Turner con un solo siluro a disposizione si immerge e l’Urrivalled punta verso Nord per poi fare rotta verso la base sommergibili di Malta dove giunge il 13 maggio 1943 concludendo la sua 11^ Missione (9^ nel Mediterraneo).-
I superstiti del Santamarina verranno raccolti dalle unità giunte da Lipari e riceveranno i primi soccorsi nel porto di Marina Corta dove la popolazione si era recata in massa alla notizia dell’affondamento, tra la disperazione di quanti quel giorno non avrebbero più ritrovato più i propri cari. Delle 107 persone a bordo del Santamarina solo 45 si salveranno le altre 62 perirono nello scoppio o annegarono nei momenti che seguirono.
Per anni i fatti di quel 9 maggio 1943 sono passati tra mistificazione e leggende, cercando in qualche modo di romanzare gli avvenimenti con sottili veli. Ma la verità è che l’affondamento di una nave, sia militare che civile era un fatto ritenuto normale che rientrava nell’assurda logica di guerra di tutte le marine coinvolte, nessuna esclusa. Ma a farne le spese era della gente inerme, ritenuta come vittime sacrificabili.
In un’Europa intrisa del sangue di milioni di persone, le Isole Eolie pagarono un pesante tributo e le vittime del Santamarina costituiscono un monito per i giovani isolani di oggi e per le generazioni future, perché tra i popoli civili non vi sia …”MAI PIU’ LA GUERRA”. La storia è scritta dai vincitori, ma il tempo restituisce sempre la verità ed oggi noi dobbiamo guardare ad essa con sentimenti di pace, mettendo da parte i rancori e l’odio che gli anni hanno obliato. Ed è per questo credo che il popolo eoliano abbia già concesso da tempo al comandante Turner ed all’equipaggio dell’Unrivalled il PERDONO.-
Il sommergibile britannico HMS Unrivalled (P45) passò indenne il 2° Conflitto Mondiale e concluse la sua operatività il 31 luglio 1945, fu mandato al disarmo il 22 gennaio 1946 a Briton Ferry (Galles).
Il Lt Hugh Bentlay Turner nato il 18 Febbraio 1915 Clochester, Essex , fu al comando del sommergibile Unrivalled dal 22 Marzo del 1942 al Gennaio 1944, e dall’Ottobre 1944 fu al comando del Sommergibile HMS Porpoise sul quale morì il 16 Gennaio 1945 (data presunta) a seguito di affondamento per mano di aerei Giapponesi a largo di Penang (stretto di Malacca) dove si trovava per la posa di mine. Il Porpoise fu l’ultimo dei sommergibili Inglesi ad essere affondano durante la 2^ Guerra Mondiale.