(gazzettadelsud.it) L’emergenza idrica è scoppiata di nuovo, proprio mentre sembrava risolta. ll grave dissesto idrogeologico della collina di Calatabiano in cui ricade la condotta del Fiumefreddo, ha imposto ieri pomeriggio un nuovo drammatico blocco della maggiore fornitura d’acqua di cui la nostra città dispone: oltre l’80 per cento del nostro fabbisogno. Ieri pomeriggio, non appena l’acqua è stata reimmessa nella tubazione appena saldata, le tensioni del terreno in frana sotto cui scorre l’hanno pericolosamente spostata, al punto da causare perdite d’acqua. Si è dovuto subito svuotare la condotta a tutela dell’abitato di Calatabiano posto ai piedi della collina di Piraini.
Le conseguenze di questa grave complicazione “idrogeologica” sono drammatiche, vista la vergognosa mancanza – dal 2009 –di una vera alternativa d’approvvigionamento. I tecnici dell’Amam hanno calcolato che per rendere sicura la condotta ci vorranno ulteriori lavori della durata di almeno 4-5 giorni e quindi ne passeranno altrettanti con i rubinetti a secco per i messinesi. Un incubo per tutte le migliaia di famiglie che già subiscono l’intollerabile disagio da domenica 25 se non da sabato 24 ottobre, quando la prima frana s’è abbattuta. Solo una minoranza, com’è noto, può beneficiare del vecchio acquedotto della Santissima o di qualche pozzo. Ieri, finalmente, Amam e Comune si sono resi conto della necessità di agire immediatamente in tutte le direzioni possibili.
Nella conferenza stampa tenuta nella sede dell’Amam, a Ritiro, il presidente dell’azienda Leonardo Termini ed il direttore generale Luigi La Rosa, il sindaco Renato Accorinti e l’assessore alla Protezione civile Sergio De Cola hanno annunciato che sarà valutata già stamani a Messina, con i rappresenti della società Sicilia Acque, la possibilità di realizzare, a monte dell’abitato di Alì, un bypass che colleghi la condotta del Fiumefreddo a quella dell’acquedotto dell’Alcantara che un tempo contribuiva a rifornire d’acqua Messina. Il tempo necessario a questo intervento, che recupererebbe alla città l’essenziale risorsa delle acque del fiume messinese Alcantara, colpevolmente abbandonate dal 2009, non è ancora definibile. «Tutto dipende – ha spiegato ieri il direttore generale dell’Amam, La Rosa –dal punto scelto per il bypass e dalle distanze da coprire». È chiaro che sarebbe una soluzione preziosa ma solo parziale e dai tempi più lunghi rispetto alla nuova e difficile messa in sicurezza “da 4-5 giorni” sulla collina di Calatabiano.
Ma non c’è solo l’auspicabile prospettiva, buona più per il futuro che per il presente, del bypass con l’Alcantara. Un’emergenza generale così drammatica dà pieno diritto di richiedere alla Protezione civile, e alla Marina Militare, l’invio di una o più navi cisterne. Lo si fa per le isole, a maggior ragione può chiederlo una città in ginocchio e con le spalle al muro da quasi una settimana. Non ci sarebbero, pare, problemi ad immettere una certa quantità d’acqua tramite tubazioni collegabili dall’area del porto al serbatoio di Torre Vittoria, e da lì gradualmente sospingerla negli altri serbatoi e in tutta la rete cittadina. Molto ci si aspetta, in ogni direzione, dalla riunione emergenziale convocata per stamani alle 10 dal prefetto Stefano Trotta.
Il sindaco Renato Accorinti ha preannunciato ieri sera, durante la conferenza stampa tenuta insieme ai vertici dell’Amam, che chiederà allo Stato e alla Regione un sostegno rapidissimo e, se possibile, la dichiarazione dello stato di calamità ed urgenza. Un evento eccezionale e dalle dimensioni imprevedibili sta determinando, per Messina, la perdita (senza alternative) del bene più prezioso per migliaia di famiglie obbligate a grandi sacrifici che si fanno enormi dove ci sono anziani, ammalati e disabili. E lo stesso grave dissesto idrogeologico crea pericoli, certo non eliminabili in 4-5 giorni, a Calatabiano. Una vera doppia emergenza.
Alessandro Tumino