di Sandra Svaizer
Ho letto i recenti articoli riguardanti Alicudi e vorrei esprimere un mio parere.
Sono di Trento e sono approdata per la prima volta su quest’isola nel 1992 e, seppur con significativi intervalli di tempo, continuo a frequentarla, anzi ho ambientato qui il mio romanzo ma se cercate nessi tra il mio nome e Alicudi, non si possono trovare per un semplice motivo: per scelta non cito mai il nome dell’isola nel libro perché non cerco fama sfruttando le sue peculiarità e anche perché ritengo che sia un luogo speciale nel suo delicato e fragile equilibrio ( tra l’altro ha chiuso anche la scuola, baluardo importantissimo per una comunità). Un equilibrio tra la natura selvaggia, gli abitanti in bilico tra “tradizione e modernità” e un numero non ben precisato di persone che un giorno sono scese da un traghetto e sono rimaste.
La situazione è tutt’altra cosa rispetto alle definizioni di bucolica serenità date in modo spesso superficiale e soprattutto fuorviante da media e riviste e così i turisti s’aspettano di trovare un luogo incontaminato con gli abitanti, versione macchiette, che tessono le reti da pesca e piantano gerani fuori dalle loro case stile eoliano pronti a interrompere le loro faccende quotidiane per accogliere chi arriva e soddisfare le loro esigenze.
Qualche esempio: viste incantevoli però senza faticare, bar per chiassosi aperitivi però immersi nel silenzio, spiagge con tutti i confort ma selvagge, casette nei colori pastello ma senza bidoni dei rifiuti, muli pronti al lavoro di trasportatori ma carini e disposti a farsi fotografare meglio se carichi, il negozietto pane-latte gestito dal nonnetto ma contornato da altri negozi per la frenetica necessità di fare shopping, insomma la botte piena e la moglie ubriaca…
Secondo me l’unica cosa che davvero serve qui dopo aver resettato tante nostre abitudini, è una rispettosa curiosità. Ecco il rispetto è un concetto che molto spesso ci sfugge e quando manca succede ciò che è stato descritto nel primo degli articoli da voi pubblicati. Evitare questi eccessi insensati più che altro concentrati in luglio e agosto non è solo una responsabilità degli abitanti ma ci sono decisioni più che altro politiche da prendere, non è il momento di passare la palla, di avere dei tentennamenti servono scelte chiare, nette in un senso o nell’altro a seconda di quale futuro si voglia delineare per quest’isola ormai unica nel Mediterraneo.
Terminerei con un’osservazione un po’ scomoda: viviamo in un Paese che ha interminabili chilometri di costa, la maggior parte dei quali talmente ben presidiati che noi, esseri umani comuni, non abbiamo il diritto di goderci il mare se prima non paghiamo sdraio e ombrelloni anche se non ne sentiamo affatto la necessità quindi, riguardo ad Alicudi, sorvolerei su boe, barche e barchette…
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