
La ventiquattresima fatica letteraria del poliedrico scrittore e poeta eoliano Italo Toni, già dal titolo “Conflitto a fuoco fra Stato, mafia ed i giudici eroi” fa trasparire quello che sarà lo svolgersi della trattazione. Il libro riesce a cogliere vari aspetti del nostro mondo contemporaneo senza prescindere da un debito omaggio ai magistrati, che attraverso la loro opera, che talvolta gli è costata la vita, hanno contribuito ad illustrare la patria. Senza il loro sacrificio sarebbe stato impossibile contribuire al miglioramento della società in cui viviamo, estirpando o quantomeno infliggendo colpi mortali alla mafia, altro punto focale del libro, sul quale attraverso una narrazione leggera, ma densa di spunti di riflessione che permettono al lettore di immergersi dentro il libro e vivere la storia come degli spettatori, quasi come degli abitanti del luogo.
Questo nuovo scritto di Italo Toni riesce a combinare nel suo insieme vari filoni narrativi che prendendo le mosse da due episodi funesti, avvenuti in un piccolo paesino dei Nebrodi, attraverso il continuo avvilupparsi della vicenda su un asse narrativo principale, riesce lentamente ad estricarsi, dipanando tutti i dilemmi e trovando lo spazio per un evasivo frammezzo fantasy che riesce ad alleggerire e smorzare i toni dei numerosi momenti di spannung.
La narrazione è caratterizzata da un ritmo incalzante che comporta inevitabilmente, nel lettore, uno stato di crescente apprensione che culmina nell’episodio dell’assalto al forte nel bosco, per poi decrescere costantemente fino alla completa distensione finale.
Il libro tratta in modo semplice, ma incisivo il tema della mafia che con la sua diffusione sul territorio determina un clima di perenne apprensione in tutti i cittadini. Il problema anche se dagli ambienti della narrazione può sembrare quanto mai distante dalla realtà moderna, non può esserci più vicina, infatti quest’insidiosa piaga della società, ancora oggi, nonostante l’ingente sacrificio di validi e valorosi servitori dello Stato come il “Giudice bambino” Rosario Livatino, è infiltrata in molte attività della vita quotidiana, con il solo scopo di trarre illeciti profitti e potere attraverso attentati, estorsioni, crimini ambientali ecc.
Lo scrittore Italo, indirettamente rivolge a tutti i giovani l’invito a vivere nel solco della legalità, senza farsi ammaliare dagli agi della vita mafiosa, inoltre invita a seguire le orme di Carmelo che da vittima della mafia, attraverso la sua dedizione ed il encomiabile spirito di abnegazione, è entrato nella magistratura con l’obiettivo di dare manforte alla giustizia nel combattere la criminalità che gli aveva portato via il padre Arturo.
Infine, è opportuno sottolineare come l’autore vuole rendere omaggio, nella seconda parte del libro, ai giudici eroi che hanno messo a repentaglio la loro vita pur di raggiungere il loro scopo: eliminare la mafia. In questa parte vi sono alcuni documenti molto rilevanti come gli atti della Conferenza parlamentare convocata dalla Presidenza della Repubblica, con l’intervento di vari esponenti di spicco della Magistratura per affrontare problema della criminalità organizzata e le zone più soggette a tale fenomeno, identificando le azioni utili ad affrontarla con un fronte comune, capace nel medio-lungo periodo di eradicarla dal territorio dello Stato.
Italo Toni, quale dipendente del Ministero di Giustizia, pietra miliare del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, sezione distaccata di Lipari, non poteva che scrivere un libro su queste tematiche che riguardano molto da vicino tutta la comunità siciliana, e più in generale italiana e che durante la sua vita lavorativa ha avuto modo di toccare con mano e con questo suo scritto vuole esortare tutti noi a riflettere su questo tema scottante ed urgete da affrontare nelle coscienze di ognuno.
Matteo Greco