Pubblichiamo una interessante riflessione di Ruben Piemonte
I totani sono scomparsi per mancanza di buon senso, e parlo di quello dei pescatori professionisti che per anni sono andati avanti a depredare la risorsa portando a terra sempre più esemplari, riducendo le riserve e deprezzandone il valore commerciale, quindi danneggiandosi 3 volte: lavoravando di più, venendo pagati meno e riducendo le quantità disponibili per il futuro; a questo problema non c’è rimedio se non una presa di coscienza della categoria che dovrebbe consorziarsi e stabilire autonomamente una ” quota totani” in modo da controllare il prezzo e moderare lo sforzo; tutto il resto è chiacchiericcio inutile;
Quello che si vede nel piccolo per i totani accade su larga scala per tutte le risorse ittiche e già se ne cominciano a sentire gli effetti; sempre più specie tendono a scomparire o ad essere considerate già estinte sui banchi del mercato;
Lo Stato non può controllare il fenomeno perchè spesso non ne ha i mezzi, il personale e le competenze; inoltre il sistema di controllo è impostato nel modo peggiore; all’estero per esempio il controllo viene fatto in banchina, all’arrivo dei pescherecci: veterinari e guardia costiera vanno a bordo e misurano i pesci e le loro quantità, non spendono soldi per il gasolio delle motovedette e il controllo è puntuale; inoltre hanno un regime sanzionatorio per il quale il pescatore che sconfina dalle norme viene severamente e fatalmente punito anche con il ritiro della licenza, contrariamente al nostro sistema per il quale la confisca e la multa in denaro sono irrisorie in confronto alle possibilità di guadagno; inoltre non dimentichiamoci che a causa della disonestà e incompetenza dei nostri politici rappresentanti nelle sedi europee l’Italia è stata fortemente penalizzata rispetto ad altri paesi relativamente alle quote di pesca; per brevità tralascio lo scempio delle pratiche di “demolizione” e la vergogna del “fermo pesca”;
Il diportista pescatore ha un impatto non rilevante ai fini della tutela delle risorse per quanto numerosi possano essere i pescatori dilettanti e le battute di pesca, effettuate sostanzialmente nella bella stagione e con bassa frequenza per forza di cose, anzi contribuisce a monitorare le condizioni del mare e funge da sentinella in zone che per mancanza di risorse lo stato non riesce a controllare; non è il chilo di totani della pescata che impoverisce il mare, anzi quel chilo diventa addirittura motore di un indotto ( mantenimento della barca, carburante, esca, attrezzatura etc..) e piccola gratifica per appassionati del mare che se facessero bene i conti andrebbero a comprarli i totani piuttosto!
Se manca il buon senso e non si alza lo sguardo verso qualcosa che sta a più di qualche centimetro dalla punta del nostro naso “materiale” ogni azione di tutela, salvaguardia o altro sarà solo un palliativo per perdere tempo e permettere a chi già ne approfitta di guadagnare ancora di più.