di Massimo Ristuccia
VOLTO DELLE EOLIE Brancati Maraini Simili
Flaccovio Editore 1953
Ristampa anastatica.
LIPARI
“Si è ingannato Plinio dandole 12 miglia di circuito, e altrettanto di distanza dall’Italia; essa ne ha 19 ed una molto maggiore distanza la separa dall’Italia. Le coste di quest’Isola sono scoscesissime, formate tutte di enormi masse pendenti sul mare, e nel quale si rovinano spesso dove le acque hanno destrutto le basi che le sostenevano; a Ponente molto più sono altissime, si elevano bruscamente, e sono affatto inaccessibili. Vi sono molti seni, ma il più grande è a Scirocco, di due miglia di larghezza, circolare perfettamente nella metà settentrionale, ma di una convessità più saliente in quella di Mezzogiorno.”
Pomici, bianche, grigie e talvolta gialline; dure, compatte, pesanti o altre leggere e lucenti, dalla fibra sottile come un impalpabile filo di seta; qualcuna nera o appena sfumata in un colore bituminoso che scompare al fuoco e presto si muta in bianco; e poi tutti i toni del grigio e tante varietà di grane e lucentezze, da quella del vetro a quella dello smalto; e lunghe e profonde gallerie che penetrano nella montagna e appaiono da lontano come paurose orbite; fianchi candidi come campi di neve a picco sul mare azzurro; e su tutto il lavoro dell’uomo, che molto spesso è una donna, un lavoro estremamente faticoso , sotto l’accecante riverbero del sole, in condizioni sempre disagevoli, che spesso costringono a stare piegati, e il trasporto a spalla con una cesta: “L’inferno bianco” lo chiamano quelli che vi lavorano. Spesso il vento solleva turbinii e mulinelli accecanti, ma l’uomo non tralascia di lavorare. Il sole ribolle e le pietre sembrano quasi sciogliersi al calore, ma dall’alba al tramonto la fatica umana non conosce soste. A sera, poi, ancora pieno di polvere di pomice, con gli occhi brucianti, curvo dalla fatica, l’uomo torna alla sua casa; talvolta diroccata, spesso poco accogliente, dove giammai troverà più dello stretto necessario.
Intorno, invece, un paesaggio bellissimo, ricco di superbi punti panoramici; una ricchezza inestimabile e anche l’unico tesoro di cui la gente delle Eolie può godere. Il contrasto tra la bellezza dei luoghi e la povertà delle Isole non potrebbe essere più assoluto. Ma il carattere degli abitanti non me ne ha sofferto. E’ gente di una semplicità e di una mitezza infinite, altrettanto parca e laboriosa quanto capace di creare , con costante e severa applicazione, grandi ricchezze o di salire a posti di responsabilità, come è accaduto per molti di quelli che sono emigrati; uomini cui non dovrebbe mancare un migliore destino, se nelle Isole si porrà finalmente mano a riparare i torti di un lungo abbandono.