di Michele Giacomantonio
Quello di Quattropani è stato un appuntamento difficile, il più difficile fra quelli organizzati finora in questa sorta di primarie per la formazione di una lista che promuova un progetto amministrativo di rilancio di questo arcipelago. E questo perché andiamo in casa di un probabile candidato alla sindacatura nelle prossime amministrative e che è oggi fra i maggiori dirigenti di questo Comune. Giocando in casa (anche non è detto che poi lo votino), si sa che vi sono molti che in situazioni come queste preferiscono rimanere dietro le quinte per non compromettersi. Eppure il saloncino de “A mezza quartara” si riempie per intero e si contano più di una settantina di persone. Certo non sono i 150 di Lipari ed i 120 e più di Canneto ma sono un numero comunque apprezzabile.
A Quattropani Riccardo Gullo inizia la sua presentazione spiegando che cosa intende quando per la creazione della lista dice di non guardare a partiti ed associazioni ma direttamente ai cittadini. Non è certo per ostilità a queste strutture di partecipazione che hanno tante benemerenze nella vita politica e sociale ma perché la competizione elettorale col sistema maggioritario pretende un approccio diverso. Esso tende a promuovere due liste: una di maggioranza con la responsabilità di promuovere un progetto amministrativo di governo ed una di minoranza col compito di fare l’opposizione e di controllare e verificare l’operato della maggioranza (cosa che, purtroppo, da anni non accade nel nostro Comune).
La compilazione delle liste prendendo come referenti partiti ed associazione rischia di costruire un Consiglio, come succede oggi al Comune di Lipari, non con due con ben otto gruppi composti in media da due consiglieri ciascuno. Per questo il nostro Comune non ha un progetto, non ha un programma ma va avanti con una concertazione continua, con maggioranze che si formano e si disfano e nessuna è stabile, e quindi manca una visione d’insieme del progetto amministrativo. Carenza di maggioranza, carenza di progetto, carenza di democrazia.
E questo spiega perché Lipari non ha un piano regolatore dei porti malgrado la portualità sia una esigenza imprescindibile in un comune che si articola in ben sei isole, ma chiarisce anche perché lo stesso piano regolatore del territorio zoppica molto poiché non c’è accordo sulla destinazione strategica di certe aree. Si pensi alle ex aree pomicifere che naturalmente si palesano come aree destinate ad opere di archeologia industriale mentre improvvisamente si trovano con un vincolo etno-antropologico, imposto dalla Presidenza regionale. Con il rischio di lasciare questa ampia zona, inutilizzata per parecchi anni a venire.
L’incontro di Quattropani ha avuto un avvio impegnativo ed ha stimolato un dibattito altrettanto impegnato. E non a caso il primo intervento riguarda l’Ospedale come esempio che il problema non è solo la mancanza di iniziativa, come nella portualità e nell’area pomicifera, ma anche di smantellamento di ciò che esiste. Certo l’Ospedale è l’esempio più significativo. Ancora 14 anni fa, alle amministrative del 2007, nel nostro programma mancava un riferimento ad esso perché le preoccupazioni di oggi non esistevano. Lipari aveva un ospedale che funzionava e si guardava invece a migliorare la condizione delle isole minori realizzando in esse delle “Case della salute”; cioè un centro di coordinamento e collegamento di tutte le potenzialità sanitarie esistenti in una isola: un’idea che ha avuto successo ed oggi di questo tipo di strutture sanitarie, con riferimento non solo alle isole ma in genere a tutti i luoghi periferici ed isolati, come le montagne ad esempio, si parla in un progetto governativo.
Oggi invece il nostro Ospedale rischia lo smantellamento pezzo per pezzo: prima il centro nascite, poi i cardiologi, gli ortopedici, gli anestesisti…..ora la cucina che è notizia di questi giorni. E non è solo l’Ospedale sotto tiro ma da tempo anche il Tribunale, e poi il 31 ottobre scorso ha chiuso la sezione dell’Agenzia delle Entrate, ed altri uffici pubblici sono in predicato e i cittadini delle isole per ottenere un certificato, un servizio sono obbligati ad andare sulla terra ferma: a Milazzo, a Barcellona, persino a Messina. E quando un servizio viene chiuso difficilmente viene riaperto.
Ma la carenza di servizi strategici o peggio la loro cancellazione crea vari tipi di disagio: un disagio che riguarda tutte le isole, un disagio che riguarda l’isola maggiore e si riflette su tutto l’arcipelago, un disagio che riguarda una singola frazione. Come succede a Quattropani che chiuso l’Ufficio Postale la gente è costretta ad andare a Pianoconte.
Ma naturalmente il disagio maggiore si ha quando si è costretti a spostarsi dall’isola per ottenere un servizio. Le isole sono un territorio particolare perché non si è autonomi negli spostamenti come sulla terra-ferma dove ormai le automobili sono alla portata di quasi tutte le famiglie. Da noi lasciare l’isola vuol dire, nella maggior parte dei casi, avere a che fare con le condizioni meteo-marine, servirsi di collegamenti marittimi che sappiamo non sono efficienti, di altri servizi pubblici e mettere in conto che per ottenere una prestazione qualche volta occorre più di una giornata con aggravio notevole dei costi.
Per questo da anni si parla di una legge speciale per le isole minori. Se ne parla da trent’anni ma malgrado gli sforzi fatti, il progetto, non vede ancora la luce. E’ stato fatto solo qualche piccolo passo, come quello di togliere alle isole il massimale per il riconoscimento del medico condotto per cui è garantito anche a un’isola piccola come Alicudi. Ma sono passi contraddittori. Infatti, nel dibattito di Quattropani si fa notare, che anche questa piccola importante norma ha un risvolto che ne riduce di molto la portata. Siccome grazie ad essa il lavoro nelle isole è meno pesante esso è ambìto in particolare dai medici anziani prossimi alla pensione mentre una persona giovane lo vive come una sorta di esilio e quindi spesso lo rifiuta. Si aggiunga di più che un medico che va via ha diritto di portare con sé l’archivio che ha realizzato negli anni di servizio, per cui quello che viene si trova privato di importanti elementi per la conoscenza dei suoi pazienti che sarà difficile ricostruire nel poco tempo che spesso gli rimane alla fine della propria carriera.
Questo esempio fa capire perché la legge per le isole ha bisogno di molta ponderazione e soprattutto di una profonda conoscenza reale dei problemi delle isole. E fa capire, altresì, come questi incontri sono importanti e fondamentali non solo per conoscere le persone e valutarne la competenza ma anche per delineare i problemi spesso sconosciuti dai più e che emergono proprio nelle comunità periferiche. La settimana prossima, per continuare nella direzione intrapresa, l’appuntamento è a Pianoconte sabato 13 Novembre alle 17, al ristorante “Tre Delfini”.