di Michele Giacomantonio

Acquacalda, dopo Lipari e Canneto. Anche qui un successo di pubblico e di entusiasmo. Un inaspettato numero di persone, tante, a discutere del perché negli ultimi vent’anni i problemi di questo territorio sono rimasti sempre gli stessi, o comunque non sono migliorati. Qualche nuova costruzione di privati, una o due attività produttive, sempre di privati. La pubblica amministrazione, anche se ha operato, non ha risolto i problemi che rimangono soprattutto quelli di un litorale flagellato dalle onde del mare, onde da fare paura nei giorni di burrasca forte che non sono rari, e che mettono in pericolo l’abitato.
E non si fa fatica a capire perché in partenza bisogna fare i conti col dramma della delusione. Un museo della pomice che dovrebbe essere conseguenza del fatto che il territorio, nei decenni passati, è stato segnato e caratterizzato dall’archeologia industriale mentre il Presidente della Regione, su suggerimento di qualche liparese illuminato, ha pensato di apporvi un vincolo etnoantropologico. E così con ogni probabilità questo museo non sorgerà mai, come non è risorto l’approdo distrutto dai marosi con la funzione, come è stato nel passato, di combattere anche l’erosione della spiaggia.
In cambio la spiaggia è sparita sotto un cumolo di tetrapodi che anni fa si voleva eliminare sostituendoli da blocchi di roccia naturali e che invece sono rimasti lì e non si sa il perché. Ecco che cosa alimenta la depressione, il degrado del territorio; un degrado che va crescendo via via che da Lipari si viene verso la periferia.
Ma se depresso e deprimente era il clima di partenza che aleggiava nella sala parrocchiale, via via che il confronto si è andato sviluppando si è scoperto che nessuno voleva l’abbandono della frazione e che la volontà di reagire positivamente era invece nel cuore di tutti anche dei giovani che erano dovuti andare fuori a cercare lavoro ma che non hanno perso la speranza di ritornare. Quello che occorre ha sostenuto Riccardo Gullo, citando don Ciotti, e che ci siano amministratori o aspiranti tali che confermino la fiducia nelle istituzioni. Gli amministratori insieme ai cittadini anzi prima dei cittadini, come suggeriscono don Ciotti e Gullo.
Ed è questo che la gente si aspetta di trovare in questi incontri, ed è qui la ragione del loro successo, trovare cioè il volto di chi ci ha deciso metterci la faccia in questa avventura e di potere misurare da come parla, da quello dice, dalle esperienze che presenta quanto sia affidabile e quindi in grado con la sua preparazione e con le sue competenze di trainare la speranza di chi combatte contro la delusione e la depressione.
Si, malgrado tutto, la speranza continua a vivere anche ad Acquacalda dopo tanti insuccessi e tanti fallimenti e sabato prossimo andremo a Quattropani per verificare le attese e i fermenti di un’altra frazione dell’arcipelago eoliano. Appuntamento dunque alle 16 al Ristorante “La mezza quartara” a Quattropani.