di Lina Paola Costa
Scuola e autunno mite
Questo fine settimana è speciale: segna la fine del mite ottobre, l’anticipo dei giorni di mestizia, l’addolcirsi dei colpi di luce al tramonto.
Torno a scrivere di scuola perché sono persona di scuola, ma sono anche una cittadina, un zia, una persona che ha superato il mezzo secolo di vita spendendone più della metà a Milano.
E allora vorrei dire che è vero il fatto che fare scuola sia oggi più che mai difficile: ma proprio per questo è d’obbligo tutelare la scuola dai pasticci intenzionali.
Se si aggiusta una cosa, non si sfascia ciò che funziona.
È vero che Lipari sia una realtà speciale per molti versi, ma non è remotamente periferica…
La scuola di Lipari non può essere trattata con distrazione, come un optional o come un contenitore cavo e accogliente, dove si possa riversare con disinvoltura qualsiasi iniziativa o tentativo organizzativo (“sperimentazione” sarebbe già un termine nobile, scientifico, e non mi sento affatto di usarlo in questo momento), per vedere poi come va a finire. Magari va a finire meglio di come sembri: ma passano settimane preziose…
Così fanno gli incoscienti, non chi lavora per formare e istruire.
Immaginiamo un nostro ragazzino a scuola fino alle 14 ancora a 8 anni, proviamoci… mi piango molti allievi che frequentano la scuola qui ora, e non c’è promessa di seconda merenda che tenga per evitare il mio rammarico. Non c’è bluff di pranzo caldo a scuola che tenga, per chi ha sei, sette, otto… tredici anni… – senza filiera igienica e senza pause orarie – nemmeno se si frequenta in pochi. Avere 16 anni è diverso, per capacità attentiva e tempra fisica…
Mi viene da pensare a Leonardo Sciascia, saggista, scrittore, politico ma soprattutto maestro elementare: diceva che noi siamo i nostri primi 9 anni di vita.
È vero. Perché i primi 9 anni di vita forgiano e danno un attaccamento alle cose e alle persone, di cui non ci si rende nemmeno conto…
E allora constato – con tutto il rispetto, l’ospitalità, la benevolenza, la discrezione, la riverenza che si possano mettere in pista – che chi non riesce ad avere rispetto per Lipari non avendoci trascorso i primi 9 anni di vita, commette scempi.
Come se si venisse qui a sfruttare apparenti arretratezze o ingenuità, per intascare risorse e opportunità di sopravvivenza.
Come se gli Eoliani, ritenuti ospitali e aperti alle moderne proposte, non vedessero cambiare nulla, ma consentissero anzi di farsi trattare da caproni.
La scuola dell’obbligo è preziosa, fatta non per vivere di immagine, di titoli, di conferenze, di viaggi scolastici stratosferici, di foto su internet, di santificazioni emotive o mediatiche…
È fatta di affetti quotidiani, di modestia, di relazioni vere, di lavoro oscuro, di coerenza ideale, di studio metodico, di esempio morale.
Questa è la cultura che occorre alimentare a Lipari. Altrimenti si può andare altrove, lasciando posto a chi nella scuola eoliana vuole starci in buona fede, nonostante la fatica.