A cura di Massimo Ristuccia
Le foto sono tratte da medienarchiv.com foto di Lipari, Stromboli, Vulcano, di Hellmut Münzner.© Fotoarchiv Thomas Gade. Anni 50. Aggiungo CLAUDIO SOMMARUGA Consigliere Geotermico della CEE. Articolo del 1984, uno stralcio.
L’isola di Vulcano, già dal 1920 agli anni ’40, aveva suscitato interessi geotermici per le manifestazioni attive, le ricerche vulcanologiche di DE FIORE e di G. DESSAU l’attenzione di GINORI CONTI, pioniere dello sfruttamento industriale dell’energia geotermica, ma tutto si limitò a considerazioni teoriche e a campionamenti chimici. Ancora negli anni ’50 era opinione diffusa in molti ambienti geotermici che il «(fenomeno Larderello» fosse «unico, irripetibile e inesauribile» e che non valesse la pena di insistere nella ricerca di altri campi geotermici fuori dalla Toscana!
In questo contesto si collocano modesti e sporadici tentativi all’estero e, in Italia, le ricerche prima della SAFEN nel Napoletano (anni ’40 e ’50) e della VULCANO-AGIP (anni ’50), entrambe con la supervisione del grande Maestro vulcanologo ALFREDO RITTMANN.
Appunto a Vulcano, GIANCARLO FACCA volle si effettuassero ricerche sperimentali, con pozzi, volte alla preparazione dei tecnici e alla messa a punto di nuove tecnologie, derivate e adattale dall’industria petrolifera, in vista del programmato trasferimento, che poi non avvenne, della «Larderello S.p.A.» all’ENI e in concomitanza con studi che una missione AGIP effettuò a Larderello negli anni 1955 e 1956. A Vulcano, forse per la prima volta nella storia geotermica, si riuscì a tubare e cementare, a regola, un pozzo geotermico, fu’ realizzato uno dei rari e forse il primo completamento multiplo di un pozzo geotermico alimentato da più livelli, si studiò il fenomeno della produzione intermittente dei pozzi (frequente in altri campi, come p. es. Ischia), si effettuarono studi originali con una équipe di geologi, geochimici e geofisici, perforatori.
Il pozzo VU 2 bis produsse regolarmente dal giugno 1953 al gennaio 1956, in condizioni strozzate, mediante un tubing, vapore secco o poco umido prodotto in pozzo o in sito per flash dai due livelli di m 90 (1350 C, 9 kg/cm’ in formazione, a pozzo chiuso) e di m 200 (194″C, 18 kg/cm’ in formazione, a pozzo chiuso); la portata non superò le 7 t/h di vapore umido in condizioni, come si è delta, strozzate. I fluidi rivelarono quantità interessanti di acido borico. Queste ricerche crearono le premesse per la realizzazione, in corso, del progetto “Vulcano” dell’AGIP-ENEL per la produzione di elettricità e di acqua potabile.