Ricordato il 142° anniversario della nascita della fondatrice dell’Istituto delle Suore francescane di Lipari
di Michele Giacomantonio
Il mattino di mercoledì 30 dicembre le Suore francescane dell’Immacolata Concezione di Lipari hanno dato appuntamento a Pirrera nella loro Casa di Preghiera per ricordare il 142° anniversario della nascita di Giovanna Profilio divenuta Madre Florenzia, fondatrice del loro istituto e questo a conclusione di una tre giorni di spiritualità iniziata con la Messa di domenica 27 alle 19 a S. Pietro e continuata nelle giornate del lunedì 28 e martedì 29 nella Casa Madre di via Diana.
A Pirrera si è svolta una cerimonia semplice ma spiritualmente intensa intorno alla celebrazione dell’Eucarestia presieduta da Mons. Gaetano Sardella che all’omelia ha voluto ricordare come la spiritualitàdi Madre Florenzia si rivela sempre più come un pozzo a cui è possibile attingere riflessioni sempre nuove e stimolanti come quelle di queste giornate. E così tutti ci auguriamo che il processo di canonizzazione in corso e che dovrebbe dare dei risultati in primavera rappresenti veramente un passo importante nel riconoscimento della santità di questa ragazza delle nostre isole umile ma sapiente di quella sapienza che è propria dei profeti.
L’incontro si è concluso con un momento conviviale nella casa dove Florenzia è nata il 31 dicembre del 1873.
Nelle giornate precedenti sempre Mons. Gaetano Sardella aveva tenuto due riflessioni al mattino nella Cappella delle suore ed aveva celebrato la messa della sera mentre mercoledì sera Michele Giacomantonio aveva illustrato, nel salone dell’Istituto, il tema “Il Rosario e la Via Crucis, due preghiere al centro della spiritualità di Madre Florenzia” proponendo, per quanti volessero, un accesso al cuore della sua spiritualità. In particolare il Rosario proposto denominato Rosario della Grazia è cadenzato sui misteri ricavati proprio dalla vita di Florenzia: la preghiera silenziosa, l’umiltà del presepio, il crocifisso, il mistero dell’Eucarestia, Maria Madre dello Stupore. Quanto alla Via Crucis, Giacomantonio ha proposto la recita quotidiana della via crucis biblica conclusa con la quindicesima stazione della Resurrezione.
Mi si potrebbe far notare – ha osservato Giacomantonio – che non è questa la Via Crucis che pregava Florenzia. Che la Madre sicuramente seguiva la versione tradizionale perché allora era quella riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa. E’ vero. Ma era tale l’attaccamento di Florenzia a Gesù ed alla sua Passione, un attaccamento non compassionevole ma attento al cuore del messaggio che sicuramente se le fosse stata proposta la versione biblica e con l’autorità del Papa, non avrebbe avuto alcun dubbio ad adottarla. Florenzia si sofferma – specie nel messaggio pasquale del 1952 – sulle sofferenze dell’anima e del corpo di Gesù ma non per sollecitare la compassione di chi vi partecipa, che era una delle caratteristiche principali della Via Crucis tradizionale fondata su una tradizione medioevale che si rifaceva ai pellegrinaggi in Terra Santa, ma per ricavarne la lezione di saper trasfigurare le nostre sofferenze nelle sue che “ha sofferto, per amor nostro, infinitamente di più di quello che possiamo patire noi” e quindi l’insegnamento, come spose fedeli, di saper condividere la sorte dello sposo. E questo, senza crogiolarsi nella commiserazione e nel dolore, ma sapendo guardare oltre, alla Resurrezione. “Il vinto di ieri – ha scritto Florenzia nel messaggio pasquale del 1953 – è il vittorioso di oggi, il morto di ieri sfolgora oggi nella pienezza e nella Sua vita immortale”. Si, a Florenzia sarebbe piaciuta questa Via Crucis senza cadute presunte ed incontri fantasiosi, che guidata dal racconto degli evangelisti ci porta alla Croce ma anche e soprattutto alla Resurrezione. E se libereremo il cuore e la mente da ogni atteggiamento compassionevole, il cammino della Passione ci apparirà in tutta la sua drammaticità e grandezza, cuore dell’Universo creato e redento, e con la sua comprensione capiremo anche più a fondo la spiritualità di Florenzia.