Trascorsa quella dimensione temporale, indefinita e abbastanza lunga, chiamata “frattempo”, fondamentale per riflettere a mente lucida sulle cose della vita e della società, tiriamo le somme sull’ultima Festa dei Popoli dello scorso 7 ottobre a Marina Corta. Alcuni dati: ci aspettavamo, con ogni più ottimistica previsione, di raggiungere le 700 presenze, ma in meno di due ore la piazza aveva superato le mille persone; speravamo di non andare eccessivamente in perdita, ma tra sponsor, donazioni di privati cittadini e biglietti venduti, siamo riusciti a coprire ogni spesa.
Grazie! Una piazza piena, ma mai in disordine, che alle prime ore del giorno successivo era già stata ripulita, con rifiuti raccolti e differenziati e allestimenti smontati. Anche quest’anno, pur sapendo che c’è sempre qualcosa da migliorare, possiamo dire che la festa è pienamente riuscita e siamo già al lavoro per la prossima edizione. Con queste poche righe, dunque, e con un arrivederci al prossimo anno, questo comunicato potrebbe finire qui. Ma ci preme sottolineare ancora una volta il senso e il perché di questo appuntamento autunnale diventato imprescindibile.
La Festa dei Popoli è la festa della nostra comunità insulare in perenne divenire, che parla lingue e dialetti di oltre 50 paesi del mondo; è la festa di chi in queste isole ha avuto una seconda possibilità; è la festa di piccoli e grandi scogli che, senza nuovi approdi, si spopolerebbero e diventerebbero un grande albergo diffuso che aspetta la prossima stagione turistica; è la festa di frazioni e contrade, montagne e colline in mezzo al mare che ancora possono reclamare ospedali, servizi, minimarket, farmacie e trasporti perché qualcuno ancora, e di nuovo, le abita.
La Festa dei Popoli è la festa dei lavoratori stagionali, degli studenti e dei docenti, degli inservienti e dei lavapiatti, dei braccianti e degli ormeggiatori, dei pescatori e dei sanitari; di chi da dietro le quinte manda avanti gli ingranaggi di una piccola grande industria turistica. La Festa dei Popoli è la notte in cui questa comunità di mare riempie di odori, colori, musiche e sapori la casba di Lipari. Ed è la festa delle differenze che convivono. Della pace. E infine è un monito in vista dell’inverno alle porte: la nostra comunità non va in letargo.