L’olio di palma ormai da anni è oggetto di un grande dibattito oltre che di contestazione, anche a livello politico. Come quella portata avanti dal M5S, contro il quale l’Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile, supportata da alcuni dei più grandi produttori di alimenti confezionati al mondo quali Nestlé, Unilever e la Ferrero, decise alcuni anni fa di dare vita ad una campagna per cercarne la riabilitazione. Inutilmente, però, in quanto l’Unione Europea ha deciso ormai da tempo di sancirne il bando.
Cos’è l’olio di palma
L’olio di palma è un grasso vegetale che viene estratto dalle drupe, frutti simili alle olive prodotti da diverse varietà di palme. Nell’antichità era utilizzato in particolare dalle popolazioni dell’Africa occidentale, per poi diffondersi nell’isola di Giava, ad opera di coloni olandesi e nel 1910 in Malesia. Proprio quest’ultima è oggi uno dei maggiori esportatori globali di olio di palma, producendone il 39%, tanto da elevare forti proteste di fronte al bando europeo.
Una volta che il frutto è stato raccolto, viene sottoposto ad un trattamento a base di vapore che ha il preciso fine di sterilizzarlo, per poi essere snocciolato, sottoposto alla cottura ed essere infine assegnato alla cura di una pressa, che lo filtra sino ad estrarne l’olio il quale, una volta raffinato, assumerà una colorazione tra il giallo e il bianco sporco.
A cosa serve l’olio di palma
Proprio i nomi che hanno dato vita alla campagna pubblicitaria tesa riabilitare l’olio di palma dovrebbe far capire quale sia il settore che impiega maggiormente l’olio di palma, ovvero il dolciario. Il mantenimento della morbidezza di torte, merendine e creme spalmabili dipende infatti dall’utilizzo di una sostanza grassa tesa ad impedire loro di asciugarsi troppo e indurirsi. L’olio di palma va cioè a sostituire il burro utilizzato negli impasti casalinghi avendo in comune con esso gli acidi grassi che lo compongono. Inoltre è quasi insapore, oltre che molto meno costoso e più facile da conservare.
L’olio di palma fa male?
Il problema che ne ha consigliato la messa al bando da parte dell’UE, è da ricercare nel fatto che l’olio di palma fa male. Assumere molto olio di palma non solo aumenta il rischio cardiovascolare, ma può alzare il livello di colesterolo nel sangue.
Ma l’allarme maggiore è quello destato da uno studio risalente al 2016 e pubblicato a cura dall’EFSA. All’interno del quale veniva segnalato che a temperature superiori ai 200 °C questo genere di olio tende a generare sostanze (2 e 3-3- e 2-monocloropropanediolo, MCPD, e relativi acidi grassi) che sono genotossiche ad alte concentrazioni.
Ovvero che sono in grado di mutare il patrimonio genetico delle cellule elevando il rischio di contrarre un tumore. Ecco perché è meglio mangiare biscotti e dolci che non lo utilizzino. Ed ecco perché sul mercato è partita la corsa a chi produce i migliori biscotti senza olio di palma e le merendine più ‘pulite’.