Michele Merenda
SALINA – La Biblioteca comunale di Malfa ricorda il magistrato Rosario Livatino di Canicattì, figura siciliana emblematica della lotta ai poteri mafiosi. Inserita nel programma congiunto delle associazioni “Amici Rosario Livatino” e “Technopolis” (di orientamento cattolico la prima, laica la seconda), col quale vengono ricordati i 25 anni che ormai intercorrono dal fatidico giorno dell’assassinio, l’iniziativa prevede tappe in tutta Italia. Durante la giornata di mercoledì 14 è stata quindi coinvolta anche l’isola di Salina. Un evento recepito ed a sua volta inserito nel programma culturale comunale dal bibliotecario Antonio Brundu, da sempre molto attento a questo genere di attività. Dopo il saluto del sindaco di Malfa Salvatore Longhitano e della dirigente scolastica Mirella Fanti (erano presenti i ragazzi della scuola media isolana), sono state sentite le forti testimonianze degli ospiti che in un modo o nell’altro oggi risultano importanti nel ricostruire quella drammatica vicenda.
Rosario Livatino venne ucciso il 21 settembre del 1990 sulla SS 640 mentre si recava senza scorta in tribunale, per mano di quattro sicari assoldati – secondo le fonti – dalla Stidda agrigentina. È intervenuto Salvatore Presti (assessore alla pubblica istruzione di Milazzo, il quale ha lavorato con Rai Educational tanti anni), che ha presentato un trailer del suo film documentario: “Luce verticale – Rosario Livatino. Il martirio”. Presenti anche don Giuseppe Livatino (postulatore del processo di canonizzazione del magistrato assassinato) ed il giornalista Enzo Gallo, componente dell’associazione “Amici Rosario Livatino”.
Brundu ha poi proiettato una sua intervista del 2007 ad Ida Abate, insegnante di latino e greco del giudice, nonché incaricata nel 1993 dal vescovo di Catania Luigi Bommarito, già vescovo di Agrigento, di raccogliere testimonianze per la causa di beatificazione di Livatino. Un intervento carico di significato, in cui la docente ha insistito sulla necessità di compiere ognuno il proprio dovere nel settore di competenza, dalla scuola al posto di lavoro, dando così un importante messaggio ai ragazzi presenti. Occorre ricordare che Livatino si era occupato di quella che alcuni definirono la “Tangentopoli siciliana”, procurando parecchi danni alla mafia attraverso la confisca dei beni. (nella foto, da sinistra: Fanti, Brundu, Gallo, Presti e don Livatino)