Area Marina Protetta – quanta disinformazione !
Leggiamo da qualche giorno interventi di comuni cittadini – pochi invero – che plaudono alla ipotesi di costituzione di una AMP alle nostre isole.
E’ ovvio che ogni opinione merita rispetto ma ciò non può elidere in democrazia, proprio da amanti dei nostri territori, il nostro diritto a non condividerne l’entusiasmo che appare più il risultato di una grave carenza informativa che di una ponderata presa di coscienza.
I fautori di tale iniziativa parlano infatti, con soddisfazione e nell’ordine:
1) di una opportunità volta a tutelare, finalmente (??!!), l’ambiente marino;
2) di una opportunità di sviluppo turistico ed occupazionale (??!!) per le nostre isole;
3) di una occasione da non perdere per la nostra marineria peschereccia che resterebbe l’unica (??!!) a poter operare nei nostri mari.
Aldilà delle belle parole e dei toni (prematuramente) trionfalistici di tali soggetti non si scorge però nei loro interventi che fosse un atomo (per darne idea dell’ordine di grandezza) di prova circa quanto si sostiene.
Ne deriva, inevitabilmente, una profonda ignoranza sull’argomento da parte della gente comune che deborda ad ogni sillaba di quanto affermato dagli oratori (o scrittori) che ne parlano ( o scrivono) e sulla cui buona fede non si ha motivo di dubitare; riflessione che preoccupa però vieppiù!
Per intenderci: a quanti di noi è stato illustrato nei particolari il contenuto della recente riforma costituzionale sulla quale saremo chiamati ad esprimerci il prossimo 4 dicembre?
I promotori di tale iniziativa si limitano a dirci che essa trasformerà in meglio l’Italia, i detrattori che invece porterà al disastro istituzionale. La scelta è quindi limitata al SI o al NO senza però che alcuno si dia pena di informare nel merito i cittadini italiani; se vogliono – e se ne hanno voglia o i mezzi più adatti – facciano da soli.
Bene, la stessa situazione si sta presentando, pericolosamente, anche nel caso della AMP alle Eolie.
La nostra Associazione, che da anni si batte (e senza falsa modestia possiamo affermare: con concreto successo) per consentire alla cittadinanza di avere piena e concreta cognizione dei problemi delle nostre isole in maniera scevra da pregiudizi o posizioni precostituite, ritiene quindi di doversi fare carico di quanto, a livello istituzionale e di certo associazionismo ambientalistico integralista, viene ammannito agli eoliani in maniera assolutamente distorta pro domo propria.
Preliminarmente non possiamo però esimerci dall’esprimere il nostro più vivo disappunto per avere appreso solo dagli organi di informazione dell’incontro tenutosi presso il Comune di Lipari alcuni giorni addietro – e senza che la cittadinanza abbia avuto la possibilità di intervenire – con esponenti di aggregazioni che certamente non rappresentano i cittadini delle Eolie (che nel 2010 hanno rilasciato alla nostra Associazione oltre 4.000 firme per contrastare – con successo – quell’altra deleteria iniziativa tendente alla costituzione di un parco terrestre che avrebbe definitivamente seppellito ogni possibilità di sviluppo dei nostri territori). Ci auguriamo che tale vulnus sia sanato al più presto e in tal senso sarà richiesta al Sindaco Giorgianni ed alla sua amministrazione una iniziativa urgente perché sia organizzato un incontro pubblico sull’argomento AMP.
Nel merito, e seguendo l’ordine argomentativo superiormente indicato:
1) L’AMP tutela effettivamente l’ambiente marino?
Assolutamente no se non si segue alla lettera quanto previsto dalla legge istitutiva (la n.394 del 1991), e ciò vorrebbe dire precludere quasi completamente la diretta fruizione del mare.
L’impostazione a dir poco integralista di tale legge, della quale è stata chiesta più volte in sede parlamentare una profonda revisione, ha portato nel tempo (e sulla spinta veemente dei territori interessati) le varie AMP a darsi regolamentazioni sempre più “elastiche” ma ciò collide in maniera inconciliabile con le premesse iniziali. Ed ecco che alla originaria zonazione, che prevedeva sostanzialmente tre aree (A – B e C) si sono aggiunte le c.d. “sottozone” e sono venute fuori dal cilindro, ad esempio, le zone B1 e in qualche caso le D. Ma ciò non è bastato a lenire la catastrofe iniziale ed allora si è fatto largamente spazio agli “ingressi a pagamento”. Si paga infatti per navigare (salvo che in zona A ove il divieto è praticamente assoluto fatte salve rare eccezioni per la balneazione da terra), per ancorare, per sostare alla boa e financo per ormeggiare.
Le conseguenze? Chi va per mare per diporto con le imbarcazioni di maggior dimensione – e quindi quelle che dovrebbero avere un maggiore impatto ambientale – appartenendo a categorie di soggetti economicamente più agiate continuerebbero a frequentare il mare nostrum pagando senza problemi il “pizzo di stato”. Tutte le altre imbarcazioni, dal minore impatto ambientale vuoi per motorizzazione che per passeggeri trasportati, migrerebbero verso altri lidi (cosa che già oggi avviene in molti approdi situati nelle vicinanze di AAMMPP) abbandonando le Eolie con un danno per gli operatori del settore a dir poco incalcolabile. Qualche deroga potrà riguardare le imbarcazioni a propulsione elettrica (quante ne avete viste circolare nei nostri mari?) e quelle a vela purchè si muovano…”a propulsione velica” circostanza, quest’ultima, poco praticata – e praticabile – in estate alle Eolie che non godono certo del Meltemi dell’egeo greco.
E quand’anche i “sopravvissuti” (che normalmente, date le dimensioni delle loro imbarcazioni, preferiscono sostare in rada) dovessero ormeggiare ai pontili ( o anche presso l’unico porto turistico eoliano a Santa Marina) non troverebbero alcuna attrezzatura per scaricare le proprie casse nere il cui contenuto continuerebbe ad andare a “beneficio” del nostro mare “protetto” nel quale peraltro scaricano – senza alcuna inibizione ambientalista e salvo smentita – anche i reflui “pretrattati” dei Comuni eoliani presso i quali non è attivo un solo depuratore.
Ma che strana cultura ambientale!
Vien da chiedersi come mai i vari WWF, Legambiente, Mare Vivo, Fondi di Protezione delle Eolie di anglosassone origine et similia non abbiano mai ritenuto più importante rivolgere la loro attenzione a tale problematica. Mah!
E passiamo ad altri argomenti sul punto in disamina.
Accorati cittadini ricordano via web i bei tempi andati quando si andava a pescare da dilettanti per trascorre qualche ora di sano svago in mare mentre oggi si “piange miseria” circa l’entità del pescato. Poi però non si rendono conto di avere, forse inconsciamente ma palesemente, attribuito la responsabilità di tale depauperamento alla pesca professionale sottocosta.
Ma uno dei punti di forza dei sostenitori della AMP non è forse la promessa – anzi la certezza – che proprio i pescatori locali avrebbero il maggior vantaggio dalla sua istituzione ..”perché sarebbe loro riservata in via esclusiva la pesca all’interno della stessa AMP”?
Ora, atteso che la pesca sottocosta (la zonazione di una AMP generalmente non si estende oltre il mezzo miglio dalla costa) risulta già oggi, di fatto, appannaggio esclusivo della marineria locale (non ci pare di aver visto pescherecci nord africani o di altre marinerie italiane operare nell’ambito di tale zona di pesca), non si comprende cosa cambierebbe, sotto tale profilo, con la istituzione della AMP.
Ma state comunque tranquilli, pescatori della domenica, potrete continuare (forse, dipende dal regolamento) ad andar per mare, naturalmente dopo aver ottenuto il nulla osta da parte dell’ente gestore al quale avrete pagato il relativo “pizzo di stato”.
Vorremmo dire quindi al caro concittadino che si lamenta via web del costo del pescato dilettantistico in proporzione alla sua quantità, tanto da essere più conveniente l’acquisto del pesce in pescheria, che una volta istituita l’AMP quel pescato – che resterà di modesta quantità – gli costerà ancora di più. Ci rifletta.
E che dire della stupida (non riusciamo a trovare termine diverso) affermazione di colui che si ritiene soddisfatto dalla riduzione da sei mesi (??!!) ad un solo mese del periodo in cui sarebbe possibile effettuare la pesca subacquea una volta istituita l’AMP?
Forse il soggetto non sa che la pesca subacquea con autorespiratore è comunque – ed ovunque – vietata ex lege oramai da anni mentre quella in apnea è vietata all’interno delle AAMMPP da una, secondo alcuni distorta, interpretazione da parte del Ministero del disposto dell’art.19, comma 3, della legge quadro sulle AMP ( la già richiamata L.n.394/91).
E che dire, infine, delle barche da traffico che in ogni AMP solcano allegramente il mare in continuo e martellante – anche acusticamente visto che allietano i passeggeri con un sound a pieni decibel – ping pong tra la base di partenza e le singole spiagge alle quali possono accedere in quanto autorizzate dall’onnipresente Ente Gestore (ovviamente previo pagamento del “pizzo di stato”).
Un esempio tra i tanti? AMP Costa degli Infreschi e della Masseta, in Campania;
porti di partenza: Marina di Camerota, Acciaroli, Sapri, Maratea (Basilicata).
Il de profundis della tutela ambientale visto che il diportista una volta giunto alla meta si ferma per godersi il mare mentre le barche da traffico lo solcano senza soluzione di continuità dall’alba al tramonto rischiando di affettare il malcapitato bagnante….però c’è l’AMP!
Per tornare a casa nostra, in quale rapporto si collocherà il realizzando porto turistico di Rinella, che porterà alla trasformazione definitiva e traumatica di uno degli angoli paesaggisticamente più belli del nostro arcipelago, con l’AMP? Cosa ne pensa l’amministrazione comunale di Leni ove, pare, alcuni cittadini sarebbero oggi invece preoccupati assai dalle cataclismatiche conseguenze della mole di sfinteriche evacuazioni dei passeggeri delle imbarcazioni che solcano i mari salinari?
Ed allora, di cosa stiamo parlando?
Ci vuole solo buona fede ed informazione corretta.
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2) L’AMP può essere effettivamente una opportunità di sviluppo economico ed occupazionale per le nostre isole?
Da quanto emerge da studi indipendenti – che, come tali, non provengono da soggetti direttamente interessati (come le varie associazioni ambientaliste che oggi spingono per l’AMP alle Eolie) – pare proprio il contrario.
Un recente studio (2010) eseguito da ben 46 ricercatori della Università di Padova coordinati dal Prof. Andrea Camperio Ciani in collaborazione con l’associazione internazionale per lo studio e la conservazione degli ecosistemi Aps Gea Onlus sul Parco dell’Arcipelago Toscano ha sancito, stando al contenuto della relazione finale indirizzata al Ministero dell’Ambiente, il fallimento del parco (che si estende anche sul mare) nei suoi scopi prioritari: “troppi vincoli e nessun beneficio per chi lavora nell’area protetta”.
E continua, tale relazione, affermando che…”oggi l’opposizione della popolazione al parco è passata da un 50% a un 90-95%”.
E le motivazioni sarebbero le più varie trattandosi, come detto, di un parco sia terrestre che marino: “la proliferazione di cinghiali e mufloni a danno delle attività agricole, l’attivazione di aree marine protette che, a causa dei vincoli imposti, hanno finito per favorire il fenomeno della pesca di frodo, la disparità di trattamento percepita da alcune categorie economiche, anzitutto gli albergatori (ci rifletta e si informi la Federalberghi Eoliana), per chi lavora dentro i confini del parco ed è sottoposto a vincoli e limitazioni ai quali non corrispondono benefici”.
Ma non è finita!
E’ in corso sul sito “AVAAZ.org petizione della comunità” una raccolta di firme per dire un NO secco alla istituzione di altre aree marine protette in Sardegna, vista l’infelice esperienza di quelle già presenti.
Ed ancora, non si comprende come si possa parlare della istituzione di una nuova AMP in Sicilia visto il drastico taglio delle risorse finanziarie attuato dalla Regione, salvo che non si voglia partorire l’ennesimo carrozzone di natura clientelare destinato ad una stentata sopravvivenza infischiandosene del pregiudizio comunque arrecato alle popolazioni locali.
Esemplare la vicenda della AMP di Capo Milazzo. Nel corso dell’incontro tenutosi presso il Comune Mamertino il 01.03 ultimo scorso la cittadinanza ha decisamente manifestato la propria contrarietà alla istituzione del vincolo contestando la zonazione proposta dall’ISPRA che, di fatto, con la istituzione anche di una sottozona Bs, ha sottratto alla fruizione praticamente l’intero promontorio. E significativa appare la decisa presa di posizione dei pescatori professionali che si ritengono particolarmente danneggiati.
Invitiamo i lettori che lo desiderassero ad accedere al sito dell’ISPRA e ricercare la voce “istruttoria tecnica per l’istituzione dell’Area Marina Protetta di Capo Milazzo” ove potranno “toccare con mano” gli innumerevoli vincoli previsti dalla zonazione ed avere conferma che anche nelle zone C non si può muover foglia se non previa autorizzazione dell’Ente gestore (leggasi: previo pagamento del solito “pizzo di stato”).
Vi basta? Ma non è certamente tutto qui, e non sperate che i fautori della AMP ve ne mettano a conoscenza.
Quello sarà compito della nostra Associazione, state tranquilli.
3) L’AMP sarà un vantaggio per la marineria da pesca eoliana?
Sull’argomento abbiamo già avuto modo sopra da dare cenni concreti e, trattandosi di un argomento più tecnico degli altri, saremo ben lieti di incontrare la categoria che comunque pare abbia già preso le distanze dall’entusiasmo fuor di luogo dei fautori della AMP non avendo ancora approfondito la problematica.
E ciò senza contare che parlare della data del 09 novembre – indicata dall’assessore regionale all’Ambiente a conclusione dell’incontro con l’amministrazione comunale di cui si è detto – per la presentazione di una zonazione presso il competente assessorato regionale dimostra il disarmante dilettantismo degli interessati.
La stessa legge istitutiva impone preliminarmente un attento e dettagliato studio del territorio e di tutta una serie di elementi da valutare scientificamente prima di giungere ad una “proposta” di zonazione. Cosa assolutamente carente (rectius: mancante) nel caso di specie.
In assenza quindi di tale ineludibile presupposto, per la cui acquisizione occorreranno mesi, se non anni, l’invito dell’assessore Croce assume la stessa consistenza di un invito ad una gita domenicale fuori porta: portate barbecue e salsiccia. Nient’altro!
Chiediamo scusa ai lettori se ci siamo dilungati forse oltre l’indispensabile, ma al contrario di chi spinge per l’infausta istituzione dell’ennesimo vincolo per le nostre isole, noi vorremmo spiegare i motivi per i quali siamo contrari lasciando poi alla gente di determinarsi liberamente ma solo dopo aver preso conoscenza di tutti gli aspetti che una tale innovazione comporta, nel bene e, soprattutto, nel male.
Ci faremo risentire a brevissimo per informarvi sul contenuto dell’incontro richiesto alla amministrazione comunale liparese e per invitarvi a tutta una serie di incontri informativi che saranno organizzati sia a Lipari e frazioni sia nelle varie isole del nostro arcipelago.
Associazione La Voce Eoliana
Il presidente
avv. Angelo Pajno