di Antonio Brundu
Il primo maggio, a Leni, nell’isola di Salina, la tradizionale festa popolare e religiosa della “Tavuliata di San Giuseppe” è stata allietata dalla presenza del nuovo Arcivescovo Mons. Giovanni Accolla, accolto nel porto di Rinella dal parroco P. Giuseppe La Rosa, dal Sindaco Riccardo Gullo, da altre autorità civili e militari e da numerosi fedeli.
La festa di San Giuseppe artigiano è caratterizzata dalla tradizionale “tavuliata”, analoga a quella che si svolge il 19 marzo a Malfa. Nella ricca tavola, allestita dinanzi alla sede del Municipio ( un tempo nella piazza della chiesa dedicata a San Giuseppe), vengono poggiate pietanze assortite della gastronomia locale e dolci tipici eoliani, preparati dalle famiglie del paese e raccolti nei locali della scuola elementare, da dove parte la processione composta dai componenti della Sacra Famiglia, dalle autorità civili e militari e dagli abitanti del luogo e, quest’ultimi, portano i piatti, dapprima sino alla chiesa parrocchiale dedicata proprio a San Giuseppe (nella foto di Antonio Brundu: l’Arcivescovo a Leni in Chiesa dopo la concelebrazione) e poi sul lungo tavolo predisposto dinanzi al palazzo municipale , dove prendono posto, secondo una consuetudine ormai consolidata, dodici bambini (che rappresentano gli Apostoli), i quali siedono accanto ai componenti della Sacra Famiglia e tutti indossano vesti di raso multicolori ed insieme consumano il pranzo dopo la benedizione dei cibi da parte del parroco. Questa manifestazione popolare, che richiama gli abitanti delle varie località dell’isola di Salina e anche delle altre isole, ha avuto inizio verso la fine dell’800 per iniziativa di Giuseppe Pittorino, padrone di barche che, per devozione a San Giuseppe, volle preparare, in occasione della festa del Santo, una tavola per i poveri, in cui questi ultimi potessero sfamarsi consumando i cibi ritualmente prescritti, soprattutto pasta con ceci e legumi vari. La singolare tradizione della “tavuliata” si è interrotta durante la seconda guerra mondiale ed è stata, poi, ripresa diversi anni fa, dalla signora Maria Giuffrè e da altri volontari. A consumare il contenuto delle “quadare” (le grosse pentole di rame con la pasta e ceci) e le abbondanti pietanze non sono più soltanto i poveri, bensì l’intera comunità. Così, annualmente, le famiglie del paese si dedicano a preparare le specialità dell’isola e i piatti tipici eoliani, che colmano e arricchiscono la lunga tavola imbandita. Prima della manifestazione esterna è stato concelebrato il rito eucaristico della Messa e durante l’offertorio vengono portati all’altare tutti i piatti che, successivamente, saranno sistemati sulla tavola dove siedono San Giuseppe, Gesù Bambino e la Madonna.
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