La vicenda dei presunti “furbetti della residenza” sull’isola d’Ischia è tutt’altro che conclusa. La Procura di Napoli ha infatti notificato una proroga di sei mesi per le indagini che coinvolgono oltre 140 cittadini napoletani accusati di aver dichiarato falsamente la propria residenza sull’isola. L’ipotesi di reato, formulata dai pubblici ministeri del pool specializzato in reati contro la pubblica amministrazione, è di falso e truffa.
Le investigazioni, condotte dalla Polizia di Stato di Ischia, hanno fatto emergere un sistema ben rodato attraverso il quale numerosi individui avrebbero fornito dichiarazioni mendaci al fine di ottenere indebiti benefici fiscali e agevolazioni sui trasporti. In particolare, si contesta l’ottenimento di certificati di residenza nei comuni ischitani, con la conseguente registrazione di immobili come “prima casa” pur non risiedendovi stabilmente.
Questo meccanismo fraudolento avrebbe permesso ai presunti “residenti fantasma” di evitare il pagamento dell’IMU sulla prima casa e di accedere ad ulteriori sconti fiscali, anche in occasione di compravendite immobiliari. Ma i vantaggi illeciti non si fermerebbero al solo risparmio sulle tasse. Dichiarare la residenza a Ischia consentirebbe, tra le altre cose, di eludere il divieto di sbarco per le auto nei mesi estivi, contribuendo al cronico problema del traffico e della vivibilità dell’isola.
Le indagini hanno utilizzato metodi tradizionali, incrociando dati relativi ai consumi delle utenze domestiche invernali, l’iscrizione dei figli a scuola e lo stile di vita dichiarato con quanto effettivamente riscontrato sul territorio. Molte verifiche avrebbero confermato i sospetti della Procura, che non esclude un ulteriore aumento del numero degli indagati.
Nei prossimi mesi, coloro che non riusciranno a dimostrare la propria effettiva e stabile residenza a Ischia e il possesso di una prima casa sull’isola, si vedranno notificare l’avviso di conclusione delle indagini. A quel punto, avranno la possibilità di presentare la propria difesa o di optare per il risarcimento del danno economico arrecato ai comuni ischitani, nel tentativo di evitare il processo.
Parallelamente, rimane aperto un ulteriore filone d’inchiesta che mira ad accertare eventuali responsabilità di dipendenti comunali che potrebbero aver agevolato o addirittura favorito il rilascio dei certificati di residenza irregolari. La vicenda dei “furbetti della residenza” ischitana si preannuncia ancora lunga e potrebbe portare a importanti sviluppi nei prossimi mesi.