Il settore vitivinicolo siciliano rischia un colpo durissimo se i dazi al 200% minacciati dall’amministrazione Trump sulle bevande alcoliche europee entreranno in vigore il prossimo 2 aprile. Mentre negli Stati Uniti non c’è ancora certezza sull’effettiva applicazione della misura, in Sicilia e in tutta Italia si stanno già facendo i conti con le possibili conseguenze di questa guerra commerciale.
Secondo le stime di Coldiretti basate sui dati Istat relativi alle vendite tra marzo e aprile 2024, l’export siciliano di vino subirebbe un contraccolpo da quasi 300 milioni di euro. A lanciare l’allarme è Francesco Ferreri, presidente regionale di Coldiretti e numero uno della Consulta vitivinicola nazionale, che evidenzia come le esportazioni verso gli Stati Uniti rappresentino tra il 20 e il 30% del totale italiano del comparto.
«Se i dazi venissero applicati – spiega Ferreri – l’export del vino siciliano potrebbe registrare un calo tra il 70 e l’80%, con conseguenze devastanti per l’intero settore. A livello nazionale, il danno stimato si aggira intorno a un miliardo di euro. Questo scenario favorirebbe inevitabilmente i Paesi non colpiti dalle tariffe doganali, come la California negli USA, oltre a Cile, Argentina, Sudafrica e Australia».
La minaccia dei dazi americani non è una novità, ma questa volta il rischio appare più concreto che mai. La Sicilia, che negli ultimi anni ha visto crescere in modo esponenziale la reputazione e la qualità dei suoi vini all’estero, teme di perdere uno dei mercati più redditizi, con conseguenze a cascata su tutta la filiera produttiva, dalla viticoltura alla distribuzione.
Le associazioni di categoria e i produttori chiedono un intervento immediato da parte del governo italiano e dell’Unione Europea per scongiurare una crisi senza precedenti. Mentre si attende l’evolversi della situazione, il mondo del vino siciliano si prepara ad affrontare una delle sfide più dure degli ultimi anni.