Grande risalto oggi sulla Gazzetta del Sud alla cerimonia di consegna dei beni confiscati alla mafia e destinati al Comuni di Lipari e Furnari.
Peppe Paino
Vulcano- Sono tredici in tutto i beni confiscati a Vulcanello, all’interno del residence Vulcano Blu ( e non Baia Fenicia ) e destinati al Comune di Lipari. Sono stati consegnati al sindaco Marco Giorgianni, in una cerimonia svoltasi, ieri, al Lido dei Ciclopi ( altra struttura confiscata alla mafia) di Aci Castello dal prefetto Umberto Postiglione, direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata . Addirittura 90 i beni assegnati al Comune di Furnari, presente alla consegna con il sindaco Mario Foti. Si tratta di beni che ricadono nella quasi totalità dei casi all’interno del villaggio turistico di Portorosa : 31 appartamenti, 57 posti barca, e alcuni terreni edificabili in città. Per quanto riguarda il Comune di Lipari, come già annunciato, nove appartamenti saranno destinati in parte ad alloggi per le forze dell’ordine ( Guardia di Finanza e Circomare Lipari) e in parte a fini sociali come la destinazione ad edilizia popolare attraverso un bando specifico. Altre quattro unità del complesso turistico che, va ricordato, è totalmente estraneo alle vicende riconducibili alla confisca risalenti ad oltre vent’anni fa, sono state assegnate per le esigenze logistiche del locale presidio dell’Arma dei Carabinieri. Soddisfazione è stata espressa dal movimento politico “ Vento Eoliano” attraverso il fondatore Ciccio Rizzo e il consigliere comunale Annarita Gugliotta.
Lo scorso aprile avevano chiesto al Sindaco di verificare il procedimento proprio sui quattordici immobili confiscati . Anche se il primo cittadino ha fatto sapere che l’Agenzia aveva comunicato la disponibilità dei beni nel 2013 e nel 2014 è stata presentata richiesta , seguendo l’iter istituzionale, per averli in consegna. Dunque , si tratta di appartamenti situati nel residence “Vulcano Blu”, attività va sottolineato del tutto regolare, la cui edificazione risale ai primi anni ’80 con altri due grossi villaggi nell’isola. Ma in quegli anni la sua gestione era riconducibile al boss di Villabate Giovanni Costa, latitante nel paradiso di Santo Domingo fino all’arresto avvenuto nel 2013. Un patrimonio , il suo, stimato in 900 miliardi di lire nel 2001 quando fu arrestato a Bologna secondo i magistrati frutto del riciclaggio e di una truffa negli anni ’90 ai danni di moltissimi palermitani con l’altro boss di Villabate, Giovanni Sucato.