Acquacalda-Quattropani, pericoli e strada ancora chiusa. Novità in settimana ?

strada chiusa acquacalda quattropaniLipari- Strada chiusa da una settimana per frane e disagi, in attesa degli opportuni interventi, per chi deve raggiungere dalla frazione di Acquacalda quella di Quattropani e viceversa. Anche nelle Eolie dove, va ricordato, il rischio idrogeologico è uno dei problemi più seri e urgenti da affrontare, la superficialità non è ammessa. Ed è proprio per questo che la “provinciale”, dopo i sopralluoghi dei tecnici di Palazzo dei Leoni, dei Vigili del fuoco e della squadra comunale di Protezione civile è stata completamente transennata nonostante le proteste degli abitanti delle due borgate. Gente che lamenta comprensibilmente di essere costretta a percorrere ogni volta il giro dell’isola e, quindi, a consumare benzina. Ma i pericoli per la pubblica incolumità sono evidenti. Non si tratta –sostengono i tecnici provinciali – come si vuol far credere di dare una spazzata alla strada e riaprirla al transito.

franaC’è di più: almeno 20 metri cubi, infatti, tra scogli e tufo crollati, trattenuti da una vecchia rete di contenimento, e ancora in bilico. Secondo i calcoli occorrono circa 30 mila euro per rimuovere i rischi e, quindi, per mettere in sicurezza quel tratto di un’arteria non nuova a problemi del genere e interessata in oltre vent’anni da diversi interventi, in più punti, dello stesso tipo. La Provincia ha, tuttavia, comunicato al Comune che si stanno cercando le somme per poter svolgere i lavori al più presto. Per cui, forse, in settimana, potrebbero esserci delle novità. Frattanto il comitato C.A.S.T.A. di Acquacalda ha inviato un appello al presidente del consiglio Enrico Letta nel quale è stato evidenziato che si rischia “ di fare la fine dei sorci”. Tra i pericoli della Porticello – Acquacalda abbandonata al potenziale disastro idrogeologico dopo la fine dell’escavazione della pomice , le mareggiate invernali e i pericoli della Acquacalda – Quattropani non si sono, praticamente, vie di fuga.

 

Clamoroso, comunque, come a sette anni dalla cessazione dell’attività estrattiva non si parli ancora di riconversione della zona, ma ancor prima di messa in sicurezza di tutta l’area pomicifera. Quell’area che dava ricchezza oggi è la più netta testimonianza della povertà politica, sociale e culturale che persiste in questo territorio dall’inizio del nuovo millennio.