di Alfio Ziino
Avantieri, percorrendo la via Professor Emanuele Carnevale in Lipari, con direzione monte mare, sul marciapiedi di destra, poco dopo la ferramenta Natoli, ho vito due piccioni ritengo di sesso diverso ma incapace, io, di capire quale maschio e quale femmina. So però che i piccioni sono sempre monogami e fedeli al proprio partner per tutta la vita.
Uno dei due stava adagiato su un fianco, appoggiato alle mura di un fabbricato, con il capino rivolto verso l’alto a fissare il cielo quasi in cerca di aria. L’altro gli è stato accanto, immobile e ritto sulle zampette, incurante di me che pure mi ero avvicinato ad osservarli ed incurante anche dei vari passanti. Fermo, a fissare l’altro. Ho compreso che uno dei due stava per morire. Risalito dopo circa un’ora li ho trovati ancora lì, nella medesima posizione.
Ho pianto in vita mia soltanto una volta e per rabbia, a fronte di un evento umano al quale non avevo modo di oppormi. Non ho pianto per la morte di mia madre che ho amato tantissimo, di più anzi, tanto, ancora oggi ed in solitudine, di chiamarla a volte. Ma quelle due bestiole mi han fatto venire due lacrimucce.
L’indomani, sul marciapiede vi era soltanto il piccione morto. Sono stato colto da un impeto di rabbia, irrazionale lo so, al pensiero che un qualche netturbino, senza riguardo alcuno, lo avrebbe scopato via: un rifiuto qualunque. Non una vita, non una storia di due esseri compagni per la vita, non un amore, sì un amore. Solo un rifiuto indifferenziato.
Chi vuole faccia un qualche paragone con la banda di balordi, uomini e donne, giovani e non, che circondano me come tanti altri di noi.