La cattura ad Alicudi di alcuni esemplari da parte del Corpo Forestale della Regione Siciliana e la loro successiva cessione a un commerciante privato hanno scatenato la reazione indignata delle associazioni animaliste, LNDC Animal Protection e Vita da Cani ODV. Le organizzazioni hanno inviato una nuova lettera alle autorità, chiedendo chiarezza e trasparenza su un’operazione che, a loro avviso, presenta diverse irregolarità.
Le associazioni contestano innanzitutto la mancanza di una deroga ufficiale per la movimentazione degli animali, che sarebbero stati caricati senza identificazione e senza i prelievi sanitari previsti dalle norme. A preoccupare ulteriormente gli animalisti è la destinazione finale delle capre: sebbene l’acquirente sia un privato, non è escluso che gli animali possano essere macellati o sfruttati. Per questo, le associazioni chiedono che le capre siano formalmente riconosciute come animali non DPA (non destinati alla produzione alimentare), una classificazione che scongiurerebbe qualsiasi rischio di sfruttamento.
Le associazioni animaliste hanno inoltre presentato una richiesta di accesso agli atti, con l’obiettivo di ottenere documenti su autorizzazioni, protocolli sanitari e modalità di cattura e trasferimento. Questa mossa mira a verificare il rispetto delle normative vigenti, a partire dalla corretta identificazione e dalle prassi sanitarie, che secondo le prime informazioni non sarebbero state rispettate.
A sollevare il dubbio più grave è la questione della proprietà degli animali. Le capre selvatiche, in quanto tali, sono considerate patrimonio indisponibile dello Stato e, come sottolineano le associazioni, non possono essere trattate alla stregua di merce di scambio. Viene messo in discussione il titolo con cui la Regione Sicilia avrebbe potuto favorire un soggetto privato, consentendogli di fare business con un patrimonio pubblico.
Infine, sul piano etologico, le associazioni hanno ribadito la loro contrarietà a interventi cruenti o trasferimenti forzati. Sulla base di osservazioni etologiche, sostengono che la popolazione di capre tende ad autoregolamentarsi e che, se un contenimento dovesse rendersi necessario, la soluzione più etica sarebbe quella di un piano di sterilizzazioni mirate e progressive, accompagnato da una sensibilizzazione dei cittadini sulla convivenza con questi animali.
La denuncia delle associazioni è supportata anche da una relazione tecnica redatta da etologi, che avrebbero rilevato, dalle foto e dai video, la mancata adozione delle misure minime di rispetto per le esigenze etologiche delle capre nella fase di detenzione che ha preceduto il loro trasferimento.
Le associazioni attendono ora risposte ufficiali dalle istituzioni e si riservano di intraprendere ulteriori azioni legali per garantire la piena tutela delle capre delle isole Eolie.