L’arciduca Luigi Salvatore d’Austria
Luigi Salvatore d’Asburgo-Lorena – (Firenze 4 agosto 1847 – Brandys nad Labem-Stara Boleslav, 12 ottobre 1915) fu principe di Toscana e arciduca d’Austria, pur essendo al giorno d’oggi più noto per i suoi studi scientifici sul Mediterraneo e per il suo impegno nella conservazione di importanti aree naturalistiche.
Luigi Salvatore nacque a Firenze, a Palazzo Pitti, nono dei dieci figli del granduca Leopondo I di Toscana e della sua sua seconda moglie la granduchessa Maria Antonietta di Borbone. A differenza delle altre corti d’Europa, dove vigeva una rigida etichetta, la famiglia dei Lorena viveva un clima più rilassato e affettuoso in cui i principi reali non erano soffocati dalle regole del protocollo e dal militarismo imperante nell’Ottocento. Luigi Salvatore, dunque, ebbe modo di crescere in un ambiente aperto e ricevette un’educazione liberale, che si poggiava sui principi della modestia, dell’impegno e dell’intelligenza. Fin da piccolo il principe dimostrò una naturale predisposizione per lo studio delle lingue e della natura.
Un primo scontro con la violenta realtà dell’Europa avvenne quando Luigi Salvatore aveva soltanto un anno, a seguito delle rivoluzioni del 1848. Nel febbraio 1849, infatti, mentre prendeva potere l’ala ultrademocratica toscana, la famiglia granducale decise di partire alla volta di Gaeta. La granduchessa Maria Antonietta non viaggiò insieme al resto della famiglia, ma solo con i suoi due figli più piccoli, Luisa e Luigi. A Orbetello, la granduchessa fu assalita dal popolo che voleva trattenerla insieme ai figli, che scoppiarono a piangere; l’intervento di un cacciatore del granduca permise a Maria Antonietta di proseguire e di raggiungere la nave del marito. La famiglia granducale rimase a Gaeta per diversi mesi e poté rientrare a Firenze solo il 28 luglio 1849. Seguirono anni relativamente tranquilli per la famiglia di Leopoldo II, fino allo scoppio della Seconda Guerra d’Indipendenza italiana. Il 27 aprile 1859, infatti, di fronte alla popolazione che sosteneva l’entrata in guerra a fianco del Piemonte contro l’Austria, Leopoldo II per evitare spargimenti di sangue decise di lasciare la città. Quando Luigi lasciò la sua patria non aveva ancora compiuto dodici anni.
Giovinezza alla corte degli Asburgo d’Austria
La famiglia di Leopoldo II trovò rifugio alla corte dell’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria, capo del ramo austriaco degli Asburgo. I Lorena, nei territori dell’impero, possedevano delle proprietà private in Boemia: il Castello di Brandýs divenne la loro nuova dimora e lì Luigi Salvatore visse la sua adolescenza. Come da tradizione nella famiglia imperiale degli Asburgo, gli arciduchi ricevevano un’educazione militare e così anche i principi lorenesi dovettero adeguarsi a una funzione nell’Imperial regio Esercito austro-ungarico. Tuttavia, a differenza dei fratelli Carlo e Giovanni, Luigi non mostrò alcuna predisposizione verso la carriera militare e continuò a indirizzarsi verso la cultura e gli studi.
Si innamorò, ricambiato, di una lontana cugina, l’arciduchessa Matilde d’Asburgo-Teschen, ma non poterono né fidanzarsi né sposarsi: infatti ella era già destinata a convolare a nozze con Umberto di Savoia, al fine di migliorare i rapporti già tesi tra l’Austria-Ungheria e Italia. La sventurata arciduchessa morì in maniera tragica a soli diciotto anni, nel 1867: nel tentativo di nascondere agli occhi del padre una sigaretta che stava fumando, fece prender fuoco al suo abito di tulle e in pochi istanti fu avvolta dalle fiamme.
Poco dopo Luigi scoprì il suo amore per i viaggi in mare e per le terre del Sud: sempre nel 1867, con il falso nome di “ conte di Neudorf”, intraprese a vent’anni il suo primo viaggio verso le Isole Baleari, rimanendo estremamente colpito dalla natura selvaggia di Maiorca e dall’amabilità dei suoi abitanti. Nel 1869 la famiglia granducale tornò in Italia, a Roma, tuttavia, qualche mese dopo la morte di Leopoldo II (avvenuta nel gennaio 1870), la presa della Città Eterna da parte delle truppe sabaude costrinse nuovamente i Lorena all’esilio austriaco.
L’incontro con le Isole Eolie
Il primo incontro tra l’arciduca e le Eolie è del 1868, ma soltanto dopo il 1875 le sue visite ed i soggiorni si fecero sempre più frequenti e prolungati.
Prese in affitto la casa posta su un piccolo promontorio sul mare a Capistello Sottano che si affaccia sulla spiaggia detta di donna Ina. E di donna Ina era detta anche la casa perché appartenuta a donna Caterina Paino. Alla casa era annessa una cappellina seicentesca in muratura dedicata alla Vergine Maria, che l’arciduca fece restaurare. Luigi Salvatore scelse questa casa come dimora perché “da questo posto si offre un meraviglioso panorama e una deliziosa veduta su Lipari e lo scorcio di Stromboli. Ristoratrice è anche l’aria che qui spira”.
Una testimonianza della presenza dell’arciduca a Vulcano è fatta dal Comandante D’Albertis nel corso del 1876. – Il sig. Narlean (amministratore della zolfatara di Vulcano) sta ora occupandosi di ridurre a coltivazione la parte meno arida dell’isola, e ove riesca, sarà quello il miglior risultato che se ne potrà ritrarre. Ci volle ospiti nella sua casetta o studio, e volle che scrivessimo il nostro nome nel libro dei visitatori dell’isola. A giudicare da esso, non eravamo stati preceduti che da una sola persona; era questa il conte Luigi di Neudorf, il quale era venuto lo scorso anno a Lipari sul suo Yacht Nix sotto bandiera austriaca, facendo in questi luoghi un lunghissimo soggiorno, a quanto si diceva, per lavori idrografici dell’Arcipelago e promettendo di ritornare nel prossimo mese di agosto del ’76. Stranissime voci correvano sul conto di questo personaggio eccessivamente generoso, che pareva cercasse una popolarità inesplicabile, e permetteva che lo si chiamasse Conte Luigi, figlio di Re di Francia, ovvero semplicemente re Luigi!!
(nota: da informazioni avute al momento di radunare questi ricordi, seppi questo personaggio essere l’Arciduca Luigi Salvatore di Lorena, toscano e figlio di Leopoldo II ed autore di un’opera molto pregevole sulle antichità di queste isole.)
La comunità Eoliana deve profonda gratitudine ad uno dei suoi figli più meritevoli, il Prof. Pino Paino, “un greco-liparoto”, per la grande opera di traduzione e recupero degli otto volumi di “De Liparischen Inseln” da lui condotta tra gli anni settanta ed ottanta.
Giuseppe La Greca