di Luca Chiofalo
Comincia a prendere corpo l’allarmante possibilità che la stagione turistica in corso sarà, tirate le somme, un mezzo flop.
Alcuni operatori reggeranno, altri soffriranno seriamente, ma resta il fatto che l’economia turistica delle Eolie, probabilmente, subirà quest’anno un duro colpo.
Il calo non riguarderà solo noi, ma mal comune non è mezzo gaudio quando si è un patrimonio mondiale dell’umanità e si possono offrire bellezze incomparabili ad un turismo internazionale con numeri costantemente in crescita.
Siamo scarsi, diciamocelo.
Abbiamo sbagliato strategia e pianificazione (io credo non ci siano mai state, in verità), ci siamo svenduti ad un turismo poverello e precario, scoraggiando le presenze migliori che hanno rappresentato la fortuna delle nostre isole fino alla “barbara” conversione dell’ultimo quindicennio.
Quando il presidente degli albergatori di Taormina, Mennella, lamentando un calo leggero ma preoccupante per una realtà che fa “numeri” che noi sogniamo, dice che “il degrado della tipologia di turismo che c’è a Taormina è proporzionale all’eccesso di licenze concesse in lungo e largo dal Comune nel tempo e ancor più nell’ultimo anno, con le piazzette e i vicoli ormai concessi ai privati senza più consentire nemmeno il transito pedonale ai turisti e ai residenti. Mentre noi cercavamo di portare il turista di lusso, gli amministratori hanno concesso pure i sottoscala ai privati, togliendo spazi anche persino agli anziani”, anche agli Eoliani più “lenti” dovrebbe finalmente essere chiaro che con l’approssimazione e “avimu a travagghiari” (grido di battaglia dell’occupazione selvaggia e del procacciamento molesto su porti e strade) non si va lontano.
Auguri a chi è contento di avere in agosto (in buona parte) ragazzetti alticci e adulti caciaroni a cui offrire concerti per bar, ma si abbia coscienza del fatto che così facendo finiremo per distruggere la nostra economia turistica o la trasformeremo in qualcosa di insostenibile che non rispetta il pregio e non valorizza le potenzialità del luogo che abitiamo.
Circa 10 anni fa scrissi che continuando a fare scempio di ordine e decoro del territorio -e senza programmazione rivolta a qualificare le presenze- saremmo finiti a vendere tutti pizza, alcol e cartoline: era una provocazione che voleva suscitare una reazione,oggi sembra una triste profezia vicina ad avverarsi.
CORDIALMENTE
LUCA CHIOFALO