Come informa Gianni Trovati su quotidianoentilocali.ilsole24ore.com slitta al 30 giugno il termine per chiudere i bilanci preventivi di Province e Città metropolitane ( in attesa di capire cosa accadrà in Sicilia dopo il termine di fine marzo, per gli enti locali gdl). Il decreto del Viminale che butta la palla in avanti è arrivato proprio venerdì scorso, nel giorno della scadenza (confermata invece per i Comuni) indicata a suo tempo dalla legge di bilancio.
A motivare il rinvio è il fatto che i conti 2017, soprattutto per le Province, restano avvolti nella nebbia. Da settimane il governo lavora a un decreto enti locali che dovrebbe offrire qualche aiuto in più agli enti di area vasta, ma che fra problemi di copertura e nodi politici ancora da sciogliere non riesce a vedere la luce.
Proprio le Province sono l’incognita chiave del decreto. La distribuzione del “fondone” stanziato dalla legge di bilancio ha permesso di sterilizzare la terza tranche di tagli da un miliardo all’anno prevista dalla manovra 2015, sulla base di una stima rivelatasi decisamente troppo ottimistica dei risparmi che sarebbero derivati dallo svuotamento di funzioni e personale deciso con la riforma Delrio. Come l’anno scorso, però, questa mossa non basta a puntellare bilanci sempre più zoppicanti, per cui il governo sta lavorando a qualche sostegno ulteriore.
La difficoltà è nei numeri, perché secondo i calcoli della Sose (cioè la società del Mef che calcola i fabbisogni standard per svolgere le funzioni fondamentali degli enti locali) lo sbilancio è di 651 milioni (si veda Il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 17 marzo) mentre a disposizione ce ne sarebbero circa 200. Intorno al cantiere del decreto premono anche le Città metropolitane, tema ieri al centro di un incontro fra i rappresentanti dell’Anci e la sottosegretaria di Palazzo Chigi Maria Elena Boschi. Anche in questo caso, sostengono gli amministratori locali, l’azzeramento dei tagli non è sufficiente a garantire una situazione di equilibrio. Ma per un governo al lavoro sulla manovrina da 3,4 miliardi chiesta da Bruxelles e attesa per la metà del mese la ricerca di fondi aggiuntivi per gli enti di area vasta è un rebus al momento senza soluzione.