Rai cultura e Rai Tre presentano, domani, domenica 8 marzo , alle 10,30 il lavoro di Luigi Maria Perotti
C’è un punto in mezzo al Mediterraneo in cui aria terra fuoco e acqua si incontrano per dare spettacolo. L’isola di Stromboli è un Vulcano attivo che assomiglia ad una trottola. Per secoli, i marinai che solcavano queste acque lo chiamavano il faro del Mediterraneo, perché le fiamme lassù in cima servivano a dar la rotta nelle notti senza stelle.
Stromboli non è un’isola come le altre. E’ la parte emersa di un vulcano che da centinaia di migliaia di anni non smette di eruttare. Per chi oggi vive alle sue pendici, l’isola è una fonte inesauribile di energia, una bolla fuori dal tempo. Una perla nera con il cuore di fuoco.
Stromboli non ha un porto e ogni mattina le barche devono essere spinte a mare, proprio come si faceva una volta. Incontriamo i pescatori Mario e Nino Caccetta, e Gaetano Cusolino, che vivono qui ormai da generazioni e i cui volti parlano della vita dell’Isola più dei loro racconti. A pochi passi dal punto di attracco dei traghetti, c’è il centro vulcanologico dove incontriamo il vulcanologo Giovanni Giuffrida, che ci spiega cosa significa vivere su un vulcano attivo.
A pochi passi dal molo c’è il ristorante di Salvatore Zurro Utano, un ex pescatore ora diventato chef barbuto che trasforma l’energia di Stromboli in succulenti piatti di mare.
Alle pendici del vulcano, in un piccolo angolo di paradiso, incontriamo David McGill, un giardiniere australiano che da 30 anni vive a Stromboli. Da quando sull’isola è arrivata l’acqua, quello che un tempo era un sasso nero in mezzo al mare, ora si è tinto di verde. David ha scelto di vivere qui, per curare la grande varietà di piante che beneficiano della terra vulcanica, ricca di sali minerali.
Nel secolo scorso, una malattia della vite della Malvasia fu tra le cause che spinse gli strombolani a fare il viaggio di David, ma al contrario. Moltissimi emigrarono in Australia. Tra questi c’era anche la famiglia di Vincenzo Cusolito. Vincenzo e suo figlio stanno portando avanti un grande progetto: ricominciare da dove tutto si era fermato, ripiantare ceppi di quella vite in grado di resistere alla peronospora e produrre liquore alla Malvasia.
Una parte della storia è dedicata alla squadra di calcio non professionista più l’elegante d’italia. Nonostante militi in terza categoria e sia costretta a prendere il traghetto per ogni trasferta, la squadra dello Stromboli calcio ha la fortuna di indossare delle divise disegnate da Giorgio Armani, anche lui amante dell’isola.
Altri protagonisti della puntata sono: lo scultore Salvatore Russo che trasforma i lapilli del vulcano in opere d’arte, l’architetto Mischa Werner, la guida ambientale Beatrice Fassi, gli imprenditori Paolo Sforza e Massimiliano Cincotta, il musicista Nino Utano, Giovanni Tortori che con il suo gommone ci accompagna a Ginostra, il paese sul lato meno conosciuto dell’isola, la farmacista Francesca Simone e Fabio Bolognesi, un nomade digitale. Lui ci racconta come ora che è arrivato internet sull’isola, si possono fare le stesse cose che prima si facevano in ufficio, comodamente seduti sulle pendici di un vulcano.