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Formazione ferma per chi lavora già in hotel. L’Ente bilaterale per il turismo: “Deserte le nostre lezioni di inglese, tedesco e russo”
di Giada Lo Porto
I corsi di inglese sono gratuiti ma nessuno li frequenta. Se è vero che il 60% delle strutture ricettive siciliane che operano sui mercati internazionali lamenta di non riuscire a trovare personale che sappia parlare correttamente anche solo una lingua straniera (a fronte di una disoccupazione giovanile alle stelle stimata al 57,2%), dall’altro neppure i dipendenti già assunti si interessano alla loro formazione.
L’Ente bilaterale per il turismo in Sicilia organizza gratuitamente corsi di lingua inglese, tedesca, russa e perfino cinese ma le adesioni non ci sono e le lezioni vanno pressoché deserte. “Per partecipare alle lezioni gratuite – dice Italo Mennella, presidente dell’Ente bilaterale per il turismo in Sicilia – occorre solamente che i datori di lavoro versino una quota di due euro al mese e che tutti i dipendenti, fissi e stagionali, abbiano in busta paga una trattenuta del medesimo importo”.
E, da una stima fatta dall’Ente bilaterale, emerge un altro dato interessante: su un totale di circa 15mila aziende, le strutture ricettive siciliane sono le uniche in regola con il versamento della quota, forse proprio perché le più interessate a formare i propri dipendenti in campo linguistico visto il continuo contatto diretto con i turisti. Su duemila strutture ricettive il 75% è in regola (il dato contiene anche un +15% che rappresenta le aziende che non operano sui mercati internazionali). “Sono molto impegnato col mio lavoro e avrei delle difficoltà a frequentare con assiduità”, dice Gianni Costantino, 59 anni, vicedirettore dell’Hotel La Torre.
E, come lui, quasi nessuno dei dipendenti di alberghi e resort frequenta i corsi, nonostante il lavoro delle strutture ricettive sia stagionale e i corsi potrebbero essere frequentati tranquillamente durante il periodo in cui i lavoratori percepiscono la disoccupazione. “Lo scorso anno abbiamo chiesto più di una volta ai nostri dipendenti di partecipare ai corsi di lingua – dice Eugenia Di Giovanni, responsabile delle risorse umane della Costa degli Ulivi – su 70 persone 16 si sono iscritte al corso di tedesco ma molti di loro lo hanno abbandonato dopo qualche lezione, solo pochissime persone hanno conseguito l’attestato. Quest’anno abbiamo anche mandato un form online per l’iscrizione che ha avuto solo 13 adesioni, siamo al di sotto del 20% dell’interesse. Il problema è che fin quando l’adesione resta volontaria non cambierà nulla, si dovrebbe fare come in Svezia e togliere il sussidio se non ci si forma durante i sei mesi di disoccupazione”.
Dello stesso parere anche Alessandra Montesanto, direttore dell’Hotel Monte Tauro di Taormina: “I corsi non devono essere volontari ma obbligatori ai fini della percezione della disoccupazione – dice – un sussidio di disoccupazione in un periodo di forte crisi è un bene prezioso e i dipendenti devono mostrare che in quel periodo fanno qualcosa di utile ai fini della qualità del loro lavoro”. Giulio Polegato di Donnafugata Golf Resort a Ragusa invece lancia una proposta: “Potremmo adottare lo stesso metodo che c’è in Veneto dove l’Ente bilaterale chiede 100 euro di caparra per frequentare i corsi di lingua, che viene poi restituita se si conclude il corso. Questo metodo lì ha funzionato”.
L’Ente bilaterale intanto accoglie tutte le proposte che intende presentare all’assessore alla Formazione Roberto Lagalla. “Siamo pronti ad accogliere tutte le proposte dell’Ente bilaterale per l’aggiornamento personale dei dipendenti – dice l’assessore Lagalla – ma soprattutto metteremo in campo delle misure per i giovani. I dati che ho letto nei giorni scorsi sono allarmanti e rivelano l’esigenza di costruire un’azione coordinata con il mondo della scuola, come attribuire dei voucher per gli studenti dei licei e del triennio universitario per l’apprendimento linguistico, in relazione a Isee e curriculum, che porti i ragazzi almeno al livello della certificazione a2 e b1”.