Intervento del sindacato Nursing Up. “Conditio sine qua non per l’erogazione dei servizi”
«La crisi profonda del nostro sistema sanitario, legata principalmente alla carenza di infermieri, è ormai un dato di fatto, ma non è immaginabile in alcun modo arrendersi all’evidenza di un presente e soprattutto di un futuro dove, la qualità della tutela della salute della collettività, viene costantemente messa a rischio a causa della grave carenza di personale.
«Occorre, per tanto, secondo noi del Nursing Up, una norma che preveda una riduzione parametrata delle attività e dei servizi in relazione alla grave e irrisolta carenza di personale, laddove esistono strutture sanitarie che non sono in grado di garantire una qualità idonea e sufficiente sicurezza al cittadino ».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«In questo momento storico, l’amara evidenza legata alla grave carenza di infermieri, da noi denunciata con cifre che oscillano dalle 175mila alle 220mila unità, ci racconta più che mai di una sanità che rischia di colare a picco, a causa della disorganizzazione delle strutture ospedaliere.
A farla da padrone sono anche i numeri preoccupanti sulle concrete conseguenze psico-fisiche che tale disorganizzazione genera sui nostri operatori sanitari e che soprattutto raccontano di una triste e drammatica quotidianità.
La politica, ed è questo che ci preoccupa maggiormente, “brancola ancora nel buio” e stenta a trovare soluzioni adeguate alla cronica carenza di personale infermieristico. E questo è un fatto gravissimo, dal momento che senza professionisti dell’assistenza non esiste, come detto, la benché minima prospettiva di un futuro roseo per la nostra sanità.
Se il Governo tiene davvero alla crescita del nostro sistema sanitario nazionale deve gioco forza darsi una mossa, poiché carenza di infermieri significa di fatto qualità dell’assistenza scadente ed aumento del pericolo per la sicurezza delle cure .
E allora bisognerebbe riflettere sull’introduzione di una norma che in qualche modo, così come già avviene per le strutture private che chiedono l’accreditamento con il SSN, imponga a regioni ed aziende sanitarie, il possesso di dotazioni minime di personale come conditio sine qua non per l’erogazione dei servizi che intendono mettere a disposizione dell’utenza.
E’ sotto gli occhi di tutti che i nostri organici, soprattutto al Sud, sono nettamente inferiori agli standard e alle esigenze dei pazienti. Lo conferma anche la recente recente indagine Crea Sanità sull’effettiva qualità della sanità nelle nostre regioni.
Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria, hanno livelli di performance inferiori addirittura al 32 per cento rispetto agli standard richiesti.
In sostanza la valutazione divide in due l’Italia, con circa 29 milioni di cittadini nelle prime otto Regioni che possono stare relativamente tranquilli e altri 29 milioni nelle Regioni rimanenti che potrebbero avere serie difficoltà nei vari aspetti della tutela della salute.
I cittadini come reagiscono a tutto questo? Non fanno che perdere fiducia nel sistema sanitario pubblico, è legittimo. Chi se lo può permettere sceglie le cure private, ma non sono poche le famiglie che, pur non navigando nell’oro, si svenano economicamente o addirittura scelgono di non curarsi affatto», continua De Palma.
Sempre indagini nazionali rivelano che il 79% del campione dei cittadini è preoccupato da una sempre più grave carenza di infermieri, professionisti competenti, disposti a lavorare duramente e rispettosi dei pazienti”, che per l’81% di persone intervistate sono operatori oberati dal lavoro e per il 71% anche sottopagati.
«Allora dove stiamo andando davvero? Possibile che la politica decida di non far nulla per frenare questo treno in corsa senza conducente?», conclude ancora De Palma.