Ci sono valide ragioni se a soli ventisette anni un autore viene definito da gran parte della critica l’enfant prodige del cinema mondiale e riesce a girare un film come “E’ solo la fine del mondo”. Xavier Dolan in ogni sua opera non usa scorciatoie, ogni film ha una firma autoriale precisa e uno stile ben definito, figlio della cultura dell’immagine del nuovo millennio. In più una lacerante intensità nel presentare i rapporti umani, i confronti familiari e la conseguenza delle proprie scelte.
“E’ solo la fine del mondo” sembra un film realizzato da un autore alle prese con il consuntivo di un’esistenza dilaniata dalla precarietà dei rapporti umani. Anche nella direzione di un cast di altissimo livello Dolan si dimostra di una maturità sorprendente, Vincent Cassel si conferma un mostro di bravura ma l’intensità malinconica di Gaspard Ulliel, tragicamente scomparso qualche mese fa, rimane impressa negli occhi dello spettatore. “E’ solo la fine del mondo” è un film di parole urlate, di sordità reciproche e di silenzi assordanti.