
Ci sono opere di fronte alle quali risulta difficile trovare parole adeguate. Come se si rischiasse di fare un giro a vuoto rispetto a ciò che si è visto e che tocca sentimenti così profondi. Come se si fosse sicuri di lasciare qualcosa di inespresso, come nel racconto di un primo bacio o di quando si scopre improvvisamente di essere innamorati. Close, opera seconda di Lukas Dhont, regista belga di soli trentadue anni, è una di quelle opere.
Close ci parla della nascita si un sentimento, dei condizionamenti sociali che subiamo. Forse anche della paura di diventare adulti e di come, inevitabilmente lo si diventa. Un film che non si può non amare, con due interpreti adolescenti che riescono a penetrare a fondo dell’anima con i loro sguardi, i loro silenzi. Con tutto il non detto che diventa vita. Close è il cinema come dovrebbe essere ed è probabilmente uno dei titoli più belli e intensi degli ultimi anni.