Michele Merenda
SALINA – Presentata l’ottava edizione del SalinaDocFest questo pomeriggio all’ Hotel Excelsior di Venezia nello Spazio Luce Cinecittà, con l’introduzione di Laura Delli Colli. Il festival del documentario narrativo ideato e diretto da Giovanna Taviani dal 2007, con la collaborazione di Mazzino Montinari e Antonio Pezzuto, si terrà a Salina dal 23 al 27 settembre. Cuore della manifestazione sarà come sempre il Concorso Nazionale, con l’assegnazione del “Premio Tasca d’Almerita” al miglior documentario scelto dalla giuria ufficiale, ed il “Premio Signum” al documentario più votato dal pubblico. Il comitato d’onore, composto da Paolo e Vittorio Taviani, Bruno Torri, Romano Luperini e Antonio Vitti, assegnerà il “Premio Ravesi Dal Testo allo Schermo” alla scrittrice Nahal Tajadod per il romanzo “L’attrice iraniana”. Golshifteh Farahani, a cui il libro è dedicato, sarà ospite del festival il 23 settembre. La direttrice Giovanna Taviani non ha potuto raggiungere Venezia perché bloccata a Salina dal maltempo che ha interrotto i collegamenti con il continente, ma ha mandato ai presenti una drammatica dichiarazione sul futuro del SalinaDocFest.
Una disamina nata dall’eclusione di qualsiasi forma di finanziamento regionale, nonostante la visibilità nazionale ed internazionale raggiunta dalla maniefstazione nel corso degli anni. «A questo punto – ha dichiarato a sorpresa Giovanna Taviani – sono costretta a dimettermi e a chiudere l’esperienza per emigrare altrove. Sessantamila giovani sono fuggiti da Palermo in questi ultimi anni e ancora ricordo gli occhi asciutti di Vincenzo Consolo, mentre mi narrava i motivi dolorosi che lo avevano spinto a lasciare il calore della sua terra per emigrare nella fredda Milano. Me lo ripete oggi Roberto Saviano, che ha deciso di andar via dall’Italia, e che ha fondato con noi questo festival. Con le sue parole chiudo questa mia dichiarazione, nella speranza che arrivi un giorno in cui la Sicilia possa tornare ad essere una terra di cultura e di investimento; una terra normale e meritocratica dove tutto è possibile, indipendentemente da chi sei, ma solo per quello che fai».
«È vero che sono stato padrino del festival – dichiara infatti dagli Stati Uniti lo stesso Saviano, in un messaggio rivolto al pubblico di Venezia – ed è anche vero che il festival, a sua volta, mi ha iniziato a una forma d’arte che non mi ha più abbandonato. Il documentario è un occhio sul mondo; anzi, migliaia di occhi sul mondo, l’unico modo che abbiamo oggi per capire cosa accada davvero in Palestina, in Iraq, in Siria, in Repubblica Centroafricana, in Colombia, Messico, Honduras. È l’unico vero modo che abbiamo per partecipare alla vita di luoghi lontanissimi e per capire che tutto è connesso, che il mondo è un organismo economico che respira con gli stessi polmoni, che ragiona con lo stesso cervello. Per capire che il corpo è unico. Il SalinaDocFest – aggiunge Saviano – probabilmente emigrerà. Sarebbe una bella provocazione se continuasse a chiamarsi “SalinaDocFest” pur svolgendosi in un’altra città italiana o straniera, per dire: “Osservate quel che avete perso, quel che non siete riusciti a tenervi stretto”. In un’Italia a pezzi, in cui manca tutto, probabilmente la cultura agli occhi di molti non ha priorità. Eppure in un’Italia a pezzi, in cui manca tutto, solo la conoscenza può davvero salvarci». Roberto Saviano parteciperà alla serata finale del Festival il 27 settembre, in collegamento da New York. Un evento che sottolinea l’importanza cruciale di un’edizione che rischia davvero di essere l’ultima Quest’anno al festival (il cui budget pare non abbia mia superato i 150mila euro) parteciperanno anche artisti come Moni Ovadia, Wilma Labate, Edoardo Winspeare, Maria Pia Calzone, Stefano Sollima e Irene Grandi. Questi sono i titoli scelti per il Concorso Nazionale: “The Show MAS Go On” di Rä Di Martino (Italia, 30′); “La malattia del desiderio” di Claudia Brignone (Italia, 57′); “Quello che resta” di Antonio Martino (Italia, 50′); “Sul vulcano” di Gianfranco Pannone (Italia, 80′); “Io sto con la sposa” di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry (Italia/Palestina 92’); “Io voglio le ali bianche” di Chiara Zilli (Italia, 51′); “Il Dio delle Zecche. Storia di Danilo Dolci” di Leandro Picarella e Giovanni Rosa (Italia 60′); “Va’ Pensiero di Dagmawi Yimer (Italia, 56′)”, “La beaute c’est ta tete di ZimmerFrei” (Italia/Francia, 60′).