Morra : contro i disastri opere e non parole

Scrive Nicola Morra su Fb

Morra : contro i disastri opere e non parole

Intervistato dal Quotidiano Nazionale, il climatologo dell’Ibe-Cnr Bernardo Gozzini afferma che i prossimi cinque anni nell’area mediterranea saranno i più caldi di sempre.

«Questo impatta sul ciclo idrogeologico perché una massa d’aria più calda contiene più umidità ed energia. Poi il sistema lo scarica. Ed ecco gli eventi incontrollabili».

Secondo Gozzini sarà necessario progettare opere infrastrutturali tenendo conto di questo fattore, al fine di evitare che si rivelino inadeguate rispetto alla realtà delle sollecitazioni cui dovranno resistere. E poi, sempre secondo il climatologo, bisogna creare le cosiddette «casse di espansione» in prossimità dei corsi d’acqua.

Ma soprattutto bisogna «cambiare i nostri stili di vita. Con un consumo più razionale dell’acqua e apprendendo i comportamenti corretti da avere in caso di eventi estremi. Seguendo i piani della protezione civile e imparando a rispondere in maniera adeguata».

Sono 30 anni almeno che leggiamo e sentiamo queste parole, questi moniti, questi gridi d’allarme, però. E se vengono ripetuti ad ogni tragedia, qualche domanda ce la dovremmo fare. Anzi, dovremmo dirci con onestà che manca in Italia una vera politica di mitigazione del rischio climatico e del dissesto idrogeologico, perché oramai le tragedie sono cicliche ed annunciate, venendo poi seguite da gestioni emergenziali in cui si fa tutto in base a deroghe, permettendo poi ulteriori irregolarità ed anomalie nell’assegnazione dei lavori pubblici necessari per tornare alla presunta normalità.

Ma in relazione a quanto avvenuto in Emilia Romagna, il quotidiano punta il dito proprio sulle casse d’espansione dei fiumi in Emilia-Romagna.

Si tratta di opere che consentono di “parcheggiare” l’acqua fuori dal corso principale in caso di eventi di grande portata, evitando che si facciano danni mentre si attende il ritorno nell’alveo dell’acqua esondata.

Bene, tra il 2015 e il 2022 la Regione Emilia Romagna ha ricevuto 190 milioni di euro per la realizzazione di 23 casse d’espansione. Tuttavia di queste 23 ne funzionano a pieno regime soltanto 12, la metà circa.

Altre due funzionano in parte.

Nove attendono la fine dei lavori.

Due addirittura sono ancora da finanziare.

Nell’alluvione dell’inizio di maggio si sono riempite d’acqua quella sul Samoggia, nel canale Navile, nei Mulini e nel Senio. Ha commentato l’attuale vicepresidente della regione Irene Priolo: «Dove sono state previste, i sistemi non sono entrati in crisi. Il problema attuale è la numerosità dei corsi d’acqua in piena contemporaneamente».

Capite che c’è qcs da rivedere nel funzionamento della macchina tecnico-burocratica di molte amministrazioni pubbliche? Capite che non possiamo più ammettere che i responsabili di tali strutture a fine anno abbiano la corresponsione, al 99%, come quasi sempre leggiamo, del premio di produzione o di risultato che si conferisce ai dirigenti pubblici perché avrebbero soddisfatto pienamente i loro obiettivi? Capite che c’è una responsabilità enorme della politica, e dunque nostra di elettori che scelgono superficialmente i propri rappresentanti, nella selezione di chi deve controllare e sanzionare, eventuali omissioni?

I disastri annunciati non sono più accettabili. Ma ormai accettiamo tutto, come ci ha insegnato Chomsky con la teoria della rana bollita a fuoco lento.