di Mario Paino

Carissimi.
E’ giunto il momento del distacco ed è per me difficile esprimere i sentimenti che provo. La mia mente va al Natale di quattro anni fa, quando non più giovane e dopo una lunga carriera medica sul campo, fui chiamato a guidare una Azienda sulla quale incombevano numerosi disegni di legge che programmavano l’accorpamento con altre aziende e il progressivo depotenziamento.
Mi resi subito conto che il problema dell’Azienda Papardo non era l’accorpamento ma il
rilancio e la riqualificazione. Fu così che iniziai a mettere a norma le Malattie Infettive,
riportandole al Papardino, dove vi erano tutte le strutture adeguate e realizzate allo scopo, in
grado di reggere con dignità anche un evento pandemico e provvidenzialmente il Papardo
diventò un eccellente presidio di salute nel successivo periodo pandemico, a quel punto non
previsto, né programmato. All’interno furono realizzati in tempi rapidi Malattie Infettive,
Malattie dell’Apparato Respiratorio, Terapia Intensiva Respiratoria e Rianimazione Covid,
reclutando con difficoltà i necessari anestesisti, merce rara di questi tempi.


Abbiamo poi concentrato la nostra attività sull’incremento della qualità delle prestazioni,
adottando opportune misure per riqualificare il DH oncologico, il laboratorio di genetica
biomolocolare, per attivare la Breast Unit (fiore all’occhiello della nostra Azienda), così come
abbiamo qualificato il centro di procreazione medicalmente assistita, altra peculiarità del
Papardo. Ma abbiamo avuto la necessità di riqualificare il quotidiano, soprattutto la
Neurochirurgia e la Ortopedia, che anche attraverso la robotica, oggi sono realtà che si sono
imposte nel panorama dell’offerta sanitaria della nostra regione. Non cito particolari attività
ma credo che tutte le discipline e specialistiche siano state accompagnate in un processo di
riqualificazione e miglioramento quali-quantitativo che ne hanno determinato, con
soddisfazione, la promozione a secondo polo universitario della nostra città, con l’istituzione
della seconda facoltà di Medicina, attraverso una virtuosa sinergia con il Magnifico Rettore
dell’Università di Messina, concretizzatasi anche attraverso procedure di cardiologia
interventistica e cardiochirurgia, comuni fra le aziende in proficuo interscambio di
professionalità.
Tutto ciò non si sarebbe potuto realizzare senza il vostro coinvolgimento diretto, sentito e
partecipato e di ciò io non finirò mai di ringraziarvi di quello che avete fatto per la vostra
Azienda e per gli ammalati che hanno bisogno. Ed è per questo che io oggi sento il dovere di
dirvi “GRAZIE”.
Ho sentito vicino tutto il Papardo in questa azione di riqualificazione che deve proseguire oltre
il mio mandato e sono certo che sarà così. E oggi, nel congedarmi da Voi, con gli occhi lucidi di
commozione ma con l’animo sereno di chi ha cercato di fare il possibile per riconsegnarvi un
Papardo più riqualificato, lo voglio fare con le medesime tre parole con le quali vi ho rivolto il
mio saluto di ingresso quattro anni fa, parole che oggi assumono però un altro significato e
un’altra valenza.


La prima parola è “GRAZIE” per tutto quello che avete fatto per il Papardo e per tutto quello
che avete fatto per me. Io, medico di provincia, proveniente dall’Ospedale più piccolo del
mondo, sono stato onorato di essere stato con Voi. Il Papardo lascia una traccia indelebile
nella mia vita.
La seconda parola è “PERDONO”. Nel percorso della direzione, non sempre ho potuto
gratificare, come avrei voluto, tutte le legittime aspirazioni di ciascuno, perché confliggenti, ma
ho cercato di compensare i meritati riconoscimenti, talvolta riuscendoci, talvolta no, ma
tenendo sempre come bussola l’interesse dell’Azienda e del paziente ammalato. Perdonatemi
per quelle volte che non ci sono riuscito. Vogliatemi bene comunque se non vi costa niente, e
se vi costa sacrificio, perdonatemi soltanto.
La terza parola è “AIUTO”. Aiutatemi a essere gratificato che le mie energie profuse non siano
disperse e si prosegua nel percorso di riqualificazione intrapreso. Abbiate la certezza, quando
vi affacciate alla finestra del Papardo, che anche da qualche finestra del vicino mare tirreno, ci
sarà sempre qualcuno che vi penserà e pregherà per voi.
Vi voglio bene.
Con animo grato Mario Paino

