Lipari- Un caso di scabbia, che ha interessato nei giorni scorsi un minore, sta provocando un certo allarmismo nell’isola. Al momento , tuttavia, non ci sono elementi che possano ricondurre alla contrazione della malattia alla scuola elementare di Lipari, e in particolare all’asilo. Potrebbe , infatti, essere avvenuta ovunque. Gli stessi genitori del minore, ora guarito, hanno avvisato, precauzionalmente, la dirigenza che il proprio figlio aveva avuto la scabbia non portandolo a scuola. Al Comprensivo 1, si attende in merito una eventuale comunicazione dell’Asp. Frattanto sono stati eliminati i peluche e disinfettati i locali. Per la profilassi si suggerisce di rivolgersi a medici di famiglia e pediatri.
Per saperne di più sulla scabbia pubblichiamo il seguente articolo di Repubblica
“L’agente infettivo è un acaro, il Sarcoptes Scabiei – spiega Antonio Cristaudo, responsabile di Dermatologia Infettiva del San Gallicano Ifo di Roma – , che vive sottocute poiché si riproduce a una temperatura di circa 37 gradi. A temperature più alte o più basse non sopravvive. Per questo motivo, oltre che sotto la cute, vive anche negli ambienti dove gli uomini stazionano a lungo, quindi materassi, con relative lenzuola o coperte, o poltrone. Ma anche vestiti. Il contagio ovviamente passa attraverso il contatto con indumenti, letti e poltrone, ma anche attraverso il rapporto interumano, cioè cute-cute. In situazioni di promiscuità, e quindi anche in ospedali o case di riposo, è più facile essere contagiati. Ma ripeto, è indispensabile il contatto, e le prime manifestazioni compaiono dopo un periodo di incubazione che varia da due giorni a più settimane”.
Infografica Cause, sintomi, contesto del contagio
La scabbia è legata a cattiva igiene?
“Si pensava fosse così, ma non è vero. Oggi la può prendere chiunque, perché è legata al contatto con il parassita. Può capitare a chi si lava troppo come a chi si lava troppo poco. Ma se non indosso una maglia, un paio di pantaloni, un pigiama di una persona con la scabbia, o non dormo sul suo materasso o se non lo tocco, certamente il contagio non avviene”.
La diagnosi è facile?
“Si fa a occhio, quindi è soltanto clinica. La malattia si manifesta con lesioni caratteristiche (i cunicoli scabiosi), di piccolo rilievo cutaneo della grandezza di 2-3 millimetri, ricettacolo del parassita. Le lesioni sono localizzate prevalentemente in mani, polsi, gomiti, genitali, addome”.
Dà solo prurito?
“Il prurito è molto intenso, si accentua al momento di andare a letto, si può protrarre fino a tutta la notte provocando insonnia. A causa del prurito e del conseguente grattamento compaiono sulla cute lesioni secondarie costituite da escoriazione lineari e puntiformi”.
La terapia è lunga e complessa?
“Al contrario: è semplicissima ed economica. Si utilizzano principalmente due pomate: il benzoato di benzile al 20 per cento oppure la permetrina al 5 per cento, un antiparassitario per uso locale. Sono entrambe molto efficaci. La prima pomata si usa per circa tre giorni, anche se dipende ovviamente dal numero di cunicoli, la seconda si utilizza una sola volta per otto ore. Poi ci si lava ed, eventualmente, si ripete a una settimana di distanza”.
Vanno trattati anche i familiari?
“Tutti quelli a stretto contatto devono essere trattati simultaneamente. I vestiti vanno lavati a 90 gradi e stirati con ferro molto caldo. Non c’è nessun bisogno di buttare via nulla. Per il materasso è importante esporlo a lungo al sole e batterlo ripetutamente, per far morire l’acaro”.