Di Lina Paola Costa
Stamattina in un salotto televisivo è stata usata l’espressione “che ti contagia” anziché dire “contagiosa”. È uno dei tanti esempi di decadenza della lingua.
Parlare a un tu immaginario riferendosi sempre a sé, in un contesto descrittivo o espositivo o argomentativo, è una formula che ha preso piede, indice di impoverimento formale della lingua, di infantilizzazione del proprio modulo espressivo.
Siccome questa gente sta sempre in televisione, ed è pure ritenuta intellettuale, opinion leader, attribuiamole una bella fetta di “colpa” per come ci siamo ridotti tutti a parlare.
Negli sceneggiati si sentono attori che hanno frequentato l’accademia dire a più riprese “centrare” invece di “entrarci”. È dunque doveroso chiedersi dove siano stati reclutati sceneggiatori e autori dei testi.
Tullio De Mauro aveva riconosciuto alla TV il merito di aver unificato l’uso dell’italiano negli anni del boom e della lotta all’analfabetismo.
Umberto Eco citava Mike Bongiorno per fare un ragionamento simile, sebbene critico.
Ma oggi non basta più: la TV sforna errori. Celebra insipienze. Diffonde storpiature e banalizzazioni espressive che poi i social amplificano.
Poveri giovani.
Poveri bambini.
Povera lingua italiana.