di Massimo Ristuccia
Grazie al Sig. Antonio Spazzoli dell’Associazione Culturale “Tonino e Arturo Spazzoli” nipote di Tonino Spazzoli altre tre foto di Leandro Arpinati scattate a Lipari durante il suo periodo da confinato, in particolare riferite all’anno 1934.
Della grande amicizia tra Tonino Spazzoli, nonno del Sig. Antonio e Leandro Arpinati ne ho parlato nel precedente articolo, qui di seguito notizie di Arpinati sempre dal sito dell’associazione:
Leandro Arpinati, romagnolo di Civitella di Romagna ma bolognese di adozione fu uno dei più importanti personaggi del fascismo da cui fu allontanato per contrasti con Mussolini. Anarchico di formazione fu seguace della prima ora dell’amico Benito Mussolini. Raggiunse i vertici più alti del fascismo: Podestà di Bologna, Sottosegretario agli interni, membro del Gran Consiglio, Presidente del Coni e della Figc. Entrò in rotta di collisione con Mussolini e altri gerarchi, in primo luogo Achille Starace, quando iniziò a evidenziare la totale mancanza di libertà del regime, la corruzione, l’opportunismo e l’incapacità di molti esponenti. Burbero, di modi spicci, estremamente arguto, pronto allo scherzo e alla risata, mai dimenticò e abbandonò gli amici più cari a cui rimase sempre legatissimo anche se su posizioni politiche contrastanti. Una amicizia in grado di superare qualsiasi divergenza quella con altri due romagnoli, l’Avv. Torquato Nanni, socialista, e il repubblicano Tonino Spazzoli. Costretto a dimettersi da tutte le cariche fu prima inviato al confino politico a Lipari poi costretto agli arresti nella sua tenuta agricola di Malacappa presso Bologna. Stessa sorte subirono gli amici Nanni e Spazzoli entrambi confinati politici. Rientrati nelle rispettive residenze e sempre in contatto tra loro, Nanni e Spazzoli furono esponenti di spicco della resistenza romagnola in contatto con l’OSS americana, Arpinati da Malacappa iniziò a tessere un filo che doveva portare a una nuova Italia. Chiamato da Mussolini nel 1943 alla Rocca delle Caminate rifiutò l’incarico di presidente del consiglio della Repubblica Sociale italiana con la frase:” Benito, è troppo tardi…”. La tenuta di Malacappa divenne un luogo di incontro di antifascisti e di rifugio per ricercati e perseguitati politici che godettero sempre del carisma, la protezione e l’influenza di Arpinati. I tre amici furono accomunati dallo stesso tragico destino. Prima il 26 agosto 1944 dopo una delazione fu arrestato Tonino Spazzoli. Egli resistette per giorni a crudeli torture senza rivelare i nomi dei facenti parte della sua rete di resistenza. Fu ucciso nella natia Coccolia (Ra) il 19 agosto dopo essere stato portato a vedere il corpo del giovane fratello Arturo appeso ai lampioni di piazza Saffi a Forlì. Anche Arturo e i compagni Silvio Corbari, Adriano Casadei e Iris Versari furono vittime di una spiata e uccisi mentre stavano organizzando l’assalto al carcere per liberare Tonino. Arpinati e Nanni furono invece uccisi insieme a Malacappa, il 22 aprile 1945, il giorno successivo la liberazione di Bologna, per mano di un commando gappista. Ironia della sorte l’Avv. Nanni era stato portato proprio da Spazzoli a Malacappa, subito prima di essere arrestato, con l’idea di condurlo in salvo sotto la protezione di Arpinati. Gli autori dell’omicidio Arpinati Nanni, pur se individuati, non furono mai arrestati nè furono mai chiariti i motivi. Forse Arpinati scontò l’essere stato un pezzo grosso del fascismo, oppure molto più probabilmente, si volle eliminare una persona al corrente di molti segreti e scomodo per tutti.
Riporto un piccolo stralcio di un articolo scritto dalla figlia riferito alla sua morte:
Il 22 aprile 1945, invece, dopo che Bologna è già stata liberata, e dopo una fugace presenza degli americani alla tenuta agricola, arriva alla Malacappa un camioncino con alcuni partigiani. Chiedono di Arpinati. Egli si presenta: “Sono io”. Parte una sventagliata di mitra e l’ex gerarca cade a terra davanti agli occhi terrorizzati della figlia Giancarla. ‘Con lui muore pure l’amico avvocato Torquato Nanni di Santa Sofia, rifugiato con la famiglia alla Malacappa. Aveva tentato inutilmente di salvare Arpinati ma i colpi della mitraglietta l’avevano travolto e scaraventato a terra.