Riceviamo dal dirigente scolastico prof.ssa Mirella Fanti e pubblichiamo in replica alla lettera sulla sospensione del bimbo di prima elementare inviata dal nonno all’ufficio scolastico provinciale:
NON SBATTETE I VOSTRI FIGLI IN PRIMA PAGINA !!!
Essendo stata chiamata in causa pubblicamente, rispondo alla lettera pubblica del sig. S.B.
Premesso che la lettera del nonno sta violando gravemente la privacy del bambino interessato. Premesso che non entrerò nel merito della questione “comportamento singoli alunni” che per noi operatori scolastici è argomento strettamente riservato e coperto da segreto d’ufficio.
Premesso che le problematiche particolari dei singoli alunni vengono da noi discusse e affrontate nelle sedi opportune: consigli di classe/interclasse, riunioni scuola-famiglia, incontri con i genitori.
Visto che si afferma che la “scuola non è in grado di assolvere appieno il suo compito” e che invece “più di mezzo secolo fa……una unica figura di insegnante sapeva benissimo gestire…”, vorrei proprio rispondere che forse più di mezzo secolo fa non era nemmeno lontanamente immaginabile che un bambino di 6 anni ricoprisse i docenti di parolacce e improperi e venisse per questo difeso dai genitori.
A questo punto mi limito a formulare alcune considerazioni di carattere generale.
Il dirigente scolastico ha il dovere di segnalare alle famiglie la presenza di un disagio e consigliare l’intervento di un esperto (psicologo, educatore).
La famiglia ha il dovere di intervenire dove questo disagio è palese e persistente.
Negare il problema significa non compiere adeguatamente il proprio ruolo di educatori.
Delegare ogni intervento alla scuola significa rinunciare al proprio ruolo di genitori.
Infine, questo uso ed abuso dei social media da parte di alcuni genitori e nonni, secondo noi operatori della scuola e professionisti della formazione, interferisce pesantemente con il processo educativo e formativo, il quale è momento delicato e imprescindibile dello sviluppo della personalità e richiede invece maggiore silenzio, ascolto, riflessione, ponderazione, umiltà e condivisione da parte di tutti i soggetti interessati – famiglie, docenti, esperti. Il che non significa passività da parte delle famiglie, anche acceso dibattito e partecipazione attiva, se volete dialettica di vedute. Anche chiamando in causa autorità “superiori”. Ma nelle sedi opportune, con mezzi e strumenti di comunicazione riservata ed attenta.
Con tutto il rispetto per questo Giornale che ospita anche la mia risposta ( e per questo lo ringrazio), non è la sede opportuna per discutere il comportamento di un bambino di 6 anni.
Mirella Fanti
Dirigente scolastico
IC “Lipari 1”