di Gianni Iacolino
Non riesco a comprendere il rumore mediatico creato dalla notizia che Carlotta Rossignoli abbia conseguito la laurea in Medicina, a Milano, col massimo dei voti all’età di ventitré anni. Non mi sembra una notizia sensazionale, nè tale da suscitare chissà quali sospetti per un traguardo raggiunto in così breve tempo.
Nel corso degli studi universitari c’è chi per svariati motivi di disagio non riesce a seguire i normali ritmi, c’è chi, figlio di papà, “s’annaca”, c’è chi può e riesce a sgobbare sui libri e sulla frequenza costante in ospedale. Anch’io nel lontano 1971 riuscii a conseguire la laurea in Medicina e Chirurgia col massimo dei voti, 110 e lode, presso l’Università di Messina. Avevo anch’io 23 anni ma, ovviamente, il fatto non destò scalpore. Sicuramente tanti altri giovani hanno concluso il percorso accademico in tempi rapidissimi riuscendo a completare tutti gli esami per poter sfruttare la prima sessione di laurea disponibile.
L’Università di Milano ha deciso di rendere pubblico l’evento e la neodottoressa ne è legittimamente orgogliosa. Ai rosiconi il compito di insinuare con feroci critiche sui soliti social ed il cerchio si chiude con la stessa velocità con cui si era aperto. Una comunicazione diventata incontrollabile crea un caso che tale non è , azzanna una ragazza di 23 anni, cercando di colpevolizzarla , mettendola alla berlina. Apprendo ora, mentre scrivo, che anche la neodottoressa è protagonista e modella influencer. Forse sa stare al giuoco , non so se involontariamente o volontariamente lo alimenta. Mi permetto allora di ricordarle:
“E quando dottore lo fui finalmente
Non volli tradire il bambino per l’uomo
E vennero in tanti e si chiamavano “gente”
Ciliegi malati in ogni stagione “.
Così cantava Fabrizio De Andrè ed è con queste parole che auguro a Carlotta un futuro ricco di soddisfazioni senza mai dimenticare la sua vocazione che l’ha spinta a realizzare un sogno :
“Un sogno, fu un sogno, ma non durò poco
Per questo giurai che avrei fatto il dottore
E non per un dio, ma nemmeno per gioco
Perché i ciliegi tornassero in fiore
Perché i ciliegi tornassero in fiore”