da Sidney, Giovanni Finocchiaro
Ciao Direttore,
nel maggio 1984 si tenne al cinema “Eolo” di Lipari una recita teatrale sulla mafia, diretta magistralmente dalla Professoressa Valeria Sorrenti, con attori protagonisti i ragazzi dell’istituto Isabella Conti Eller Vainicher, accompagnamento musicale di Rossano Giorgi, ed in prima fila l’ospite d’onore, lo scrittore Leonardo Sciascia.
Erano gli anni ’80 la paura di una guerra nucleare era pervasiva. L’Unione Sovietica, che Ronald Reagan definì “ l’impero del male”, aveva il suo arsenale nucleare diretto alle città degli Stati Uniti, del Regno Unito e dell’Europa.
TV, radio e giornali descrivevano come potesse iniziare una guerra nucleare, per volontà o per caso, e le terribili conseguenze.
A Lipari, per noi studenti di scuola superiore, la prospettiva di una terza guerra mondiale era una preoccupazione costante.
Abbiamo appreso sui banchi di scuola della distruzione reciproca assicurata di Stati Uniti e Unione Sovietica se avessero schierato le loro armi nucleari e il mondo di conseguenza.
Ricordo che all’Istituto, insieme all’indimenticabile Preside, Professoressa Giulia Mammana, cantavamo il singolo di Sting, “Russians” (1985), e ci chiedevamo se l’Unione Sovietica “amasse anche i propri figli”.
Gli alunni delle scuole elementari scrivevano lettere a Ronald Reagan e Mikhail Gorbachev esortandoli a evitare la guerra nucleare.
I vertici tra Reagan e Gorbaciov negli ultimi anni della Guerra Fredda hanno contribuito ad alleviare questa paura.
La grande generazione di leaders della Guerra Fredda, tra cui Reagan, Bush, Margaret Thatcher, Helmut Kohl, Francois Mitterrand, era vigile alla minaccia della terza guerra mondiale. La chiave per evitare la guerra nucleare, era esercitare pressioni, ridurre il rischio di escalation e continuare il dialogo.
Oggi ahimè, è un mondo diverso.
L’unico eroe e non da salotto, il presidente Ucraino ci ha insegnato tanto sull’ispirazione della leadership e nel 2019 ha detto ai suoi cittadini: “Non voglio la mia foto nei vostri uffici. Il presidente non è un’icona, un idolo o un ritratto. Appendi invece le foto dei tuoi figli e guardale ogni volta che prendi una decisione”
È un messaggio che tutti i leader farebbero bene a dare ascolto.
Zelensky passerà alla storia per la sua leadership profondamente ispiratrice in un’epoca in cui pochi lo faranno.
Se solo avessimo i leader, da entrambe le parti, che guardassero nell’abisso e si allontanassero dal baratro….
Prepararsi al peggio, sperare per il meglio…