I vulcani di Vulcano e Stromboli sono i più temuti e sempre sotto i riflettori ma c’è anche quello di Panarea. Da vent’anni, dal rilascio di gas nei fondali degli isolotti alle recenti conoscenze sul sistema idrotermale, viene costantemente studiato e monitorato. Se n’è parlato in occasione della presentazione a Lipari del docufilm “The fire under the sea” prodotto dalla francese Artè. ” L’isola – ha detto Franco Italiano , già direttore Ingv di Palermo- sembra un posto turistico tranquillo ma il suo vulcano nascosto dal mare può dare momenti parossistici e seguiamo la sua attività con molta attenzione”.
L’ing. Carmelo Prestipino , esperto in gestione dell’energia, si è invece soffermato sull’opportunità dello sfruttamento della risorsa geotermica che si potrebbe ricavare a profondità abbastanza contenute. Le Eolie del resto non sono nuove anche a studi ed indagini del genere. ” La risorsa- ha dichiarato Prestipino- a Panarea c’è come anche il modo per sfruttarla mediante la tecnica ORC , cioè turbine che vaporizzano a bassa temperatura per produrre energia elettrica. A Panarea si può ipotizzare un piccolo impianto da 100-150 kw che andrebbe a coprire il 44% di fabbisogno dell’isola”.
Va ricordato che il geotermico è la prima fonte di energia in molte province della Toscana, viene sfruttato dagli inizi del secolo e l’Enel gestisce diverse centrali. La Regione Sicilia e l’INGV a loro volta, da tempo valutavano una collaborazione per sapere, sia dal punto di vista scientifico che tecnico, cosa c’è realmente sotto Lipari, Vulcano, Stromboli, Panarea, Salina, Alicudi e Filicudi. L’arcipelago sarà studiato talmente a fondo da approdare alla fine alla creazione di un Inventario delle Risorse Geotermiche delle Isole Eolie (IRGIE). L’accordo della durata di 36 mesi ha un piano di lavoro che mira a investigare i fondali marini – tra i più belli del Mediterraneo- senza escludere altre isole minori.