Il segretario provinciale del comparto, Giacomo Nicocia, esprime preoccupazione per una situazione non più sostenibile, in una lettera inviata alle compagnie di navigazione e alle autorità competenti e di vigilanza.
MESSINA, 10 MAR – “Abbiamo bisogno di un dialogo più proficuo con le aziende e le istituzioni per migliorare le condizioni di lavoro del personale navigante nelle linee giornaliere che collegano Milazzo con le Isole Eolie e viceversa. La situazione attuale può mettere a rischio la salute dei dipendenti e aumenta la possibilità di infortuni sul lavoro e sinistri marittimi”.
Lo afferma Giacomo Nicocia, segretario provinciale e delegato regionale Sicilia Ugl Mare il quale ha inviato una lettera ai vertici delle Compagnie di navigazione operanti sulla tratta e alle autorità competenti e di vigilanza.
Nella missiva si legge: “I limiti di orario di lavoro-riposo previsti dai decreti legislativi 108 del 2005 e 71 del 2015 sono insufficiente a scongiurare infortuni per stress (‘fatigue’ B-VIII/1 del codice Stcw), poiché lo stress da affaticamento non è concretamente individuabile, riferendosi ai limiti previsti dall’atto normativo”.
“Le condizioni di impiego dei lavoratori sulla tratta eoliana – osserva Nicocia – sono tra le più gravose a livello fisico ed emozionale, perché prevedono un elevato numero di manovre di approdo, operazioni già particolarmente impegnative, trattandosi di approdi piccoli, a cui si aggiunge un carico di ore lavorative oltre i termini contrattuali o in fasce notturne: questo genera per il personale difficoltà derivanti dal discontinuo ciclo sonno-veglia, nell’arco delle 24 ore. In più, molte volte, gli equipaggi devono svolgere compiti aggiuntivi a fine linea (rifornimento gasolio, attività manutentive, assistenza interventi ditte esterne, manovre di cambio ormeggio, servizio di guardia/ispezione) in mezzi veloci e unità navali. Su tali mezzi – spiega il sindacalista – i marittimi sono esposti a condizioni ambientali avverse e non hanno garantito un pasto caldo, in quanto il servizio è assente e, pertanto, costretti a rientrare a casa per ragioni anche di igiene personale. Ciò comporta la perdita di ulteriori ore di sonno e, quindi, un completo recupero psico-fisico, che è causa di calo cognitivo, perdita di concentrazione, ansia, frustrazione, irritabilità, alterate relazioni lavorative, depersonalizzazione, diminuzione dell’entusiasmo e del senso di efficacia in ambito lavorativo, distacco dal proprio lavoro e insorgenza di malattie croniche cardiovascolari. A essere più colpiti – sottolinea Nicocia – è lo stato maggiore degli equipaggi, comandanti, direttori di macchina e primi ufficiali di coperta e macchina. Rammentiamo – prosegue – che lo stress influisce sul processo decisionale, riducendo il mantenimento di adeguati livelli di allerta e performance, requisiti fondamentali per il benessere del personale stesso e della sicurezza a bordo”.
L’intento dell’appello del segretario provinciale dell’Ugl Mare è quello di focalizzare l’attenzione su una situazione che va necessariamente affrontata: “Chiediamo alle istituzioni, alle autorità competenti di controllo e vigilanza, alle aziende armatoriali di individuare un percorso comune per correggere tali disagi, garantire il completo recupero psico-fisico del personale e dare vita a un processo di prevenzione del rischio infortunio per stress da affaticamento ‘fatigue’, con un’azione correttiva che vada ad implementare le già esistenti indagini sulla conformità documentale dei report di rendicontazione degli orari nominali di lavoro e riposo. In questi anni – conclude Nicocia – le parti impegnate hanno indubbiamente elevato l’attenzione ed è per questo che adesso chiediamo un ulteriore sforzo: soluzione potrebbe essere una più armonica e razionale turnazione del personale, con un’organizzazione del lavoro che, laddove necessario, riduca i periodi di permanenza a bordo e assicuri concreti margini temporali rispetto alle attuali condizioni spesso ‘borderline’”.